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Galletti: il futuro energetico è nelle rinnovabili

La ricetta del Ministro per raggiungere gli obiettivi sull’abbattimento delle emissioni: rinnovabili senza limiti, uso efficiente delle risorse, sostegno all’”economia circolare” e creazione di un nuovo Codice Ambientale

Galletti: il futuro energetico è nelle rinnovabili

(Rinnovabili.it) – L’incontro con il Ministro dell’Ambiente, dopo appena 53 giorni di insediamento, ci ha fatto piacevolmente scoprire un uomo motivato e sensibile alla propria mission. In un’ampia intervista, che assume quasi carattere di piattaforma programmatica del suo Ministero, cerchiamo di capire quale sarà il suo approccio alle principali problematiche sulla sostenibilità ambientale.

 

Mauro Spagnolo: Domenica scorsa a Berlino c’è stato l’ennesimo allarme degli scienziati dell’ONU, attraverso il quinto Rapporto dell’IPCC, sull’accelerazione  delle emissioni di gas climalterante negli ultimi 10 anni. Sono 230 tra i più affermati studiosi del pianeta che chiedono ai  potenti della terra di cambiare radicalmente rotta e prendere immediate iniziative come la riduzione delle emissioni tra il 40% e il 70%, entro il 2050, ed il loro completo annullamento per la fine del secolo.  Quali saranno gli impegni dell’Italia in questo senso e come si preparerà il nostro Paese per la Conferenza di Parigi del 2015?

 

Gian Luca Galletti: Direi che il tema vada affrontato sia scala nazionale che su quella europea. Siamo alla vigilia del semestre di presidenza italiana in Europa e, approfittando dell’opportunità offerte da questo ruolo, vorremmo dare alle questioni ambientali un peso determinante e ricercare finalmente soluzioni concrete. Ci stiamo preparando a tutto questo con molta determinazione ed il primo test sarà costituito dall’appuntamento preparatorio alla Conferenza di Parigi. Su questo tema vogliamo porci all’avanguardia, come Italia ma specialmente come Europa,  anche se molti esperti mondiali affermano che gli obiettivi per la riduzione delle emissioni si potranno raggiungere solo con la totalità di adesioni delle nazioni. Probabilmente loro hanno ragione, ma non dobbiamo nascondere le nostre responsabilità e rinunciare a giocare, su questa partita, l’indispensabile ruolo trainante.

 

MS: Ci sono ancora delle resistenze da parte di alcuni Paesi…..

 

GG: Direi sempre meno. Quei Paesi che si dimostravano ostili “a priori” sono attualmente impegnati alla ricerca di soluzioni. Alludo, ad esempio, alla Cina ed al Brasile. Abbiamo comunque molti alleati nel mondo per il raggiungimento di questo obiettivo.

 

MS: E l’Italia?

 

GG: L’Italia è tra i paesi più virtuosi. Abbiamo sottoscritto un accordo con altri 18 Paesi “sensibili”, tra cui Francia e Germania, per raggiungere la riduzione di un ulteriore 40% di riduzione di CO2 entro il 2030. Questo presuppone l’incremento delle rinnovabili che dovrebbero arrivare a livello europeo, sempre per quella scadenza, al 27% rispetto alla produzione totale di energia. Ci sono ancora resistenze da parte dei Paesi più legati agli interessi del fossile, ma credo in ultima analisi che l’Europa, anche grazie al semestre di presidenza italiana, riuscirà a rispettare questo ambizioso programma.

 

MS: L’emergenza sui cambiamenti climatici porta, volenti o nolenti, ad accelerare i tempi e gli sforzi verso una società low carbon. E per raggiungere questa radicale trasformazione le fonti rinnovabili, insieme all’efficienza energetica, sono gli strumenti principali. Ma invece di incentivare il loro sviluppo, nel nostro Paese si fa di tutto per ostacolarle. Sembra una grande contraddizione contro l’interesse di tutti. Come spiega l’aggressione che le rinnovabili hanno subito negli ultimi due anni in Italia, e quali saranno le posizioni del suo Ministero nei loro confronti?

 

GG: Vorrei fare una premessa: il futuro energetico del nostro paese è nelle rinnovabili. E questo deve essere chiaro per tutti e senza la possibilità di fraintendimenti. Il nostro Paese, attraverso la politica del Conto Energia, ha e sta investendo molto sulle rinnovabili. Stiamo parlando di circa 13.5 miliardi e credo che dobbiamo continuare in questa direzione in quanto i risultati sono stati molto importanti. Sappiamo tutti che il costo dell’energia risente di questa scelta, credo però che sarebbe oggi un terribile errore strategico tornare indietro. Grazie a questa politica l’Italia oggi, nel settore delle rinnovabili, ha un importante know how, un’eccellenza che siamo in grado di esportare. Dopo la crisi economica globale ritengo che ci saranno settori fortemente competitivi, come la formazione, la ricerca e quelli sulla tutela ambientale. I paesi che avranno investito maggiormente su questi settori saranno più competitivi a livello economico.

 

MS: Lei parla di eccellenza italiana sulle rinnovabili. Ritiene che sia un discorso valido per tutte le energie green nazionali?

 

GG: No. Per garantire il raggiungimento degli obiettivi dobbiamo credere fino in fondo anche su quelle rinnovabili su cui si sono individuate criticità, come l’eolico e la biomassa, vincendo le resistenze locali che spesso finiscono per bloccare questi processi che sono indispensabili per l’ambiente ma anche per lo sviluppo economico.

 

MS: Quindi rinnovabili senza limiti…

 

GG: Rinnovabili senza limiti, ma anche senza abusi e con tanta ragionevolezza e determinazione.  Mentre possono esserci situazioni in cui è difficile immaginare l’inserimento delle rinnovabili – centri storici con particolari vincoli o territori con forti valenze ambientali – nella maggior parte dei casi le resistenze locali sono ingiustificate. Bisogna distinguere: dove si può fare e dove il buon senso consiglia di non farlo.

 

MS: Alla luce di quanto detto, qual è la sua previsione del mix energetico nazionale nella prossima decade?

 

GG: Partiamo dagli impegni europei che, come detto, ci portano a prevedere un 27% al 2030. Abbiamo identificato questa percentuale come obiettivo ambizioso, ma possibile. E’ chiaro che questa politica deve essere fortemente supportata dall’Europa stessa.  Si tratta di un target molto alto, specialmente se messo in relazione ad un taglio di emissioni del 40%, ma è possibile se l’Europa non lascia i Paesi membri a fare i conti da soli, con politiche nazionali del rigore.  Allora ci dovremmo dotare di misure che aiutino tutti i Paesi a muoversi in questa direzione, come ad esempio, escludere dai patti di stabilità alcuni interventi finalizzati alla riduzione delle emissioni.  Insomma è giunto il momento in cui la politica deve scegliere: se quella ambientale è ritenuta una priorità, deve diventarlo anche dal punto di vista del sostegno economico.

 

MS: E Il nucleare si riaffaccerà all’orizzonte?

GG: Lo escludo tassativamente. Su questo sono stato particolarmente chiaro fin dall’inizio. Io sono rispettoso della scelta che hanno liberamente fatto gli italiani. Si sono espressi in modo negativo attraverso un referendum, quindi ribadisco: il tema del nucleare non è all’ordine del giorno di questo Ministero.

 

Galletti: il futuro energetico è nelle rinnovabiliMS: Parliamo di Green Economy. Quali sono, in Italia, le sue concrete possibilità di sviluppo e quali risultati prevede di ottenere a riguardo il governo?

 

GG: La stupirò evitando la “trappola” della green economy. Vorrei andare più in là. Chiudere le opportunità dell’ambiente all’interno di una parte dell’economia, quella della green economy, secondo me è un errore. Noi dobbiamo riuscire a far passare il concetto che questo Paese avrà la possibilità di crescita solo se tutti i settori dell’economia saranno soggetti ad una valutazione sull’impronta ambientale. Oggi svolgere la propria attività attraverso una sensibilità all’impronta ambientale permette agli imprenditori di massimizzare i profitti.

 

MS: Mi spieghi meglio…

 

GG: Parliamo di “economia circolare” o meglio di uso efficiente delle risorse. Cioè la possibilità di utilizzare  materie prime  che, alla fine del loro percorso di vita, siano riciclabili ed inseribili in un nuovo processo di produzione. Insomma immaginare dei cicli produttivi che forniscono materie secondarie che abbiano mercato e facili applicazioni. Questa è una grandissima opportunità per l’economia italiana ed europea.

 

MS: L’Italia sta soffrendo più di altri Paesi il dramma della disoccupazione. Ci sono dei punti di contatto tra le politiche ambientali ed il problema occupazionale?

 

GG: Vorrei che l’attività del mio Ministero fosse vista anche come una grande opportunità di crescita e di sviluppo occupazionale del Paese. Non a caso stiamo organizzando, come primo appuntamento del nostro semestre di presidenza europea, un incontro a Milano, nel mese di luglio, con tutti i ministri dell’ambiente e del lavoro, per costruire la premessa ad un nuovo approccio alla politica: la tutela ambientale deve essere intesa come risorsa occupazionale. Da lì vorrei che uscissero strumenti concreti per perseguire immediatamente questo obiettivo.

 

MS: Per preciso impegno del Presidente del Consiglio Renzi, sono stati “rottamati” i vertici dell’ENEL, ENI e TERNA, oltre a quelli di altre società partecipate dal Tesoro. Posso conoscere il suo personale parere su queste nomine e le aspettative del governo su quest’operazione.

 

GG: Non la chiamerei “rottamazione”. Ho molta stima delle persone che hanno ricoperto i ruoli al vertice di queste società. Il segnale che il Governo, con questa iniziativa, ha voluto dare è quello del ricambio generazionale, della continuità nella competenza e del potenziamento della presenza femminile nei ruoli strategici e di responsabilità nel Paese. Quindi il mio giudizio, sulle nuove nomine, è decisamente positivo.

 

MS: Lei ha più volte annunciato la volontà di rilanciare una revisione “globale” della normativa ambientale italiana. Quale sarà la sua strategia per raggiungere questo ambizioso obiettivo?

GG: Il nostro primissimo obiettivo, su questo tema, è la semplificazione. Credo che oggi abbiamo bisogno di avere meno burocrazia sulle questioni che regolano l’ambiente. Le tappe saranno queste:

  • A brevissimo inizieremo la riorganizzazione dei sistemi nazionali di monitoraggio e controllo che sono a mio giudizio alla base di una corretta attuazione della normativa ambientale. Diminuire la burocrazia significa semplificare la vita al cittadino, non scoraggiare gli investimenti, e contrastare, dove presente, l’illegalità.

  • Subito dopo affronteremo il problema della riforma costituzionale, che non significa unicamente perseguire il giusto obiettivo della limitazione dei costi del Senato e della politica ma, soprattutto, rivedere il Titolo Quinto per stabilire, in modo chiaro, “chi fa cosa”. In questo Paese, soprattutto nell’ambiente, ci sono troppe competenze spezzettate tra i molteplici livelli costituzionali.  Ciò fa sì che si crei quella che io definisco “l’irresponsabilità dei responsabili” per la quale chi ha una parte di responsabilità, quando non la esercita, scarica le competenze sul livello istituzionale attiguo. Insomma un bel pasticcio perché in questo modo il cittadino non ha mai la certezza di chi è davvero responsabile su uno specifico problema.
  • Infine agiremo internamente per dare più ordine a tutta la normativa ambientale. Credo che ci sia bisogno di un Codice Ambientale che sistematizzi tutta la materia ambientale che oggi è frazionata tra tantissimi provvedimenti, a volte anche in contrasto uno con l’altro.

MS: Uno studio pilota statunitense ha recentemente dimostrato, che il glifosato, il più diffuso diserbante al mondo, si accumula negli organismi. Sono stati trovati contaminati persino campioni di latte materno. Per ciò che attiene le coltivazioni biologiche lei ha espresso la volontà di difenderle dalla contaminazione OGM. In che modo intende farlo?

 

GG: Attraverso la rivisitazione della normativa europea il cui processo di riforma  spero si concluda proprio nel semestre di presidenza europea italiana. Il Problema principale è che attualmente gli OGM vengono autorizzati a seguito di una procedura che svolge l’Unione Europea senza coinvolgere minimamente il Paese interessato. E questo non ha nessun diritto di veto su quell’autorizzazione. Noi ci siamo più volte opposti a questo meccanismo con il risultato di ricorsi al TAR da una parte ed il rischio di infrazione dall’altra. E’ chiaro che per rispettare le decisioni dei Paesi che fanno delle scelte diverse, come il nostro che intende difendere la qualità straordinaria dei propri prodotti agricoli, bisogna rivisitare la procedura europea per consentire che, alla fine del processo autorizzativo, lo stato membro possa porre il veto.

Se riusciremo nel nostro obiettivo, avremo lo strumento per vietare la coltivazione di OGM su tutto il territorio nazionale. E questo, per me, è un preciso impegno personale.