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Fukushima oggi: l’accumulo di acqua radioattiva rende la situazione urgente

Il governo sta esaurendo lo spazio per immagazzinare l'acqua venuta in contatto con il combustibile nucleare e ancora non si conoscono i contaminanti presenti

'accumulo di acqua radioattiva
CREDIT: SHIZUO KAMBAYASHI/AP POOL

 

 

Fukushima oggi: L’accumulo di acqua radioattiva ha superato il milione di tonnellate

(Rinnovabili.it) – Il Giappone deve pianificare con urgenza la gestione dell’acqua radiotattiva accumulata nella sua centrale nucleare di Fukushima. Questo quanto chiede oggi l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), al termine della quarta missione di revisione dei lavori giapponesi di decommissionig. Nella relazione di sintesi, l’AIEA riporta progressi e sfide ancora aperte nel percorso post incidente. In questi setti anni, la nazione è riuscita a stabilizzare la situazione, riducendo l’ingresso di acque sotterranee negli edifici del reattore, costruendo strutture di stoccaggio per i rifiuti radioattivi solidi e compiendo dei passi avanti nella rimozione del combustibile esaurito che giace nelle Unità 1-3.

 

Nonostante questi risultati, restano da affrontare diverse sfide nel processo di disattivazione e, garantire la sicurezza in questa complessa situazione, richiede un’attenzione quotidiana costante”, spiega Christophe Xerri, Direttore della Divisione Tecnologia del ciclo e del combustibile nucleare dell’AIEA. L’agenzia è critica soprattutto sulla lentezza con cui Tokyo sta affrontando la questione dell’accumulo d’acqua radioattiva (1,09 milioni di tonnellate) nell’impianto. Secondo l’AIEA la decisione sullo smaltimento “deve essere presa con urgenza, coinvolgendo tutte le parti interessate, al fine di garantire la sostenibilità delle attività di decommissioning”.

 

Ma il problema di Fukushima oggi non è di facile soluzione. Lo spazio nei 900 serbatoi impiegati per lo stoccaggio provvisorio si sta esaurendo e il Governo sta valutando da tempo la possibilità di riversare queste acque nell’oceano Pacifico. Fino a poco tempo fa la proposta, fortemente osteggiata da residenti, ambientalisti e governi dei Paesi limitrofi, aveva trovato la sua forza nelle analisi della Tokyo Electric Power Co (Tepco). L’azienda, che gestisce la centrale nucleare, aveva spiegato che l’unico contaminante significativo presente fosse il trizio ad un livello sicuro, grazie al lavoro di trattamento del sofisticato Advanced Liquid Processing System (ALPS), gestito dal braccio nucleare di Hitachi. Salvo poi dover ritrattare lo scorso mese: l’80% dell’acqua immagazzinata nel sito di Fukushima, per stesssa ammissione della TEPCO, contiene ancora sostanze radioattive al di sopra dei livelli legali.

Per Ken Buesseler, uno scienziato di chimica marina del Woods Hole Oceanographic Institution, è fondamentale confermare con precisione quali radionuclidi siano presenti in ciascuno dei serbatoi e le loro quantità “Finché non sappiamo cosa c’è in ciascun serbatoio, è difficile valutare qualsiasi piano per il rilascio dell’acqua e gli impatti previsti sull’oceano”.