Rinnovabili • Rinnovabili •

Effetto Francia, MISE: riaprire la centrale a carbone di Genova

Con il fermo del nucleare francese, Terna sollecita la riapertura di alcune centrali fossili del Nord Italia. La denuncia del WWF: “La scusa non regge”

Effetto Francia, MISE: riaprire la centrale a carbone di Genova

 

(Rinnovabili.it) – Era stata spenta questa estate, dopo aver esaurito le 2.200 ore di produzione autorizzate per il 2016. Per quest’anno era in programma la dismissione, con una chiusura anticipata nonostante sulla carta avesse ancora 2.000 ore previste. Ma il prolungato stop del nucleare francese potrebbe aver dato una seconda chance alla centrale a carbone di Genova Sampierdarena. Il Ministero dello Sviluppo ha, infatti, chiesto a Enel di rinviare la chiusura di alcuni impianti fossili nell’area del nord-ovest del paese (in parte già destinati a riconversione) tra cui la storica centrale genovese.

 

Una precauzione presa per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti dopo la sollecitazione di Terna, che gestisce la rete elettrica nazionale e i flussi di energia attraverso il sistema di dispacciamento. Il pericolo di carenze energetiche risveglia dunque appetiti che sembravano sopiti, ma che erano già stati in qualche modo annunciati dall’analisi condotte da REF-E sull’anno 2017. L’analisi dei bilanci energetici nazionali aveva previsto che sopperire alla riduzione del nucleare francese in Italia aumentasse potenzialmente di 5 TWh la produzione a gas e di 10 TWh quella a carbone.

 

“E’ una decisione gravissima – dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – che usa scuse rese risibili dalla enorme sovra capacità italiana: siamo in grado di produrre quasi 117 GW di energia elettrica a fronte del massimo picco di domanda interna di 60,5 GW”. La richiesta di riaccensione dell‘impianto genovese, per il WWF si configurerebbe addirittura come una violazione del libero mercato”, dal momento che Enel è ora una SPA.

L’associazione condanna la scelta del Mise anche in base al fatto che nel Nord Italia sono presenti molte centrali a gas a ciclo combinato, tecnologia più efficiente e meno impattante dal punto di vista sanitario e ambientale. Perché allora una scelta simile? Il GME nella sua ultima newsletter era entrato nel merito del fermo nucleare francese, con un approfondimento sugli effetti nei mercati limitrofi, ovviamente Italia compresa, anticipando in qualche modo la risposta. “La produzione termoelettrica a carbone – si legge nel documento -, la cui quota attualmente è limitata dalla forte competizione con le rinnovabili soprattutto nelle ore vuote, potrebbe tornare ad un funzionamento baseload nel medio periodo. Questa possibilità si conferma nell’ipotesi che i mercati delle commodities mantengano lontano lo switching nel merit order fra impianti a carbone e cicli combinati a gas”.