Una organizzazione vicina ai secessionisti sostiene che il fracking permetterebbe di raddoppiare le riserve di petrolio e gas. Scettica l’Università di Edimburgo
Tuttavia Gordon Hughes, professore di Economia all’Università di Edimburgo, ha bollato il rapporto come «pure supposizioni. Esistono migliaia di giacimenti come quello in tutto il mondo: la vera questione, che il report ignora bellamente, è appurare se sia economico o no sfruttarlo. E c’è una ragione se i pozzi che indica N-56 non appaiono fra le nostre riserve stimate: al prezzo corrente, e con le tecnologie oggi disponibili, l’estrazione non conviene affatto». Ma il dibattito su dati e conseguenze per l’ambiente finisce in secondo piano, sommerso dallo scontro politico. Graeme Blackett, consulente di N-56, si è affrettato a rimarcare che «le finanze scozzesi subirebbero una spinta considerevole qualora si avesse accesso a queste nuove riserve di petrolio e gas. Il nostro Paese salirebbe al top della classifica mondiale dei produttori». I conservatori rispondono con una battuta di Murdo Fraser: «È davvero notevole che una organizzazione il cui fondatore siede tra le fila dei secessionisti scopra giacimenti per 300 miliardi di sterline appena prima del referendum».