(Rinnovabili.it) – E’ stato presentato al pubblico con l’accattivante soprannome di Taglia Bollette, ma il Dl Competitività – in questi giorni in mano al Senato – rischia seriamente di tagliare ben più che la spesa energetica degli italiani. Il pericolo è che venga direttamente reciso il futuro del fotovoltaico e dell’autoproduzione italiana. Di questo ne è convinto anche il WWF che chiede oggi alle Commissioni Industria e Ambiente di Palazzo Madama, di modificare o cancellare definitivamente gli articoli dal 23 all’26 del provvedimento. Una richiesta ferma quella dell’associazione ambientalista che riprende peraltro la posizione dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA). Il Direttore Esecutivo Maria van der Hoeven, in un recente convegno svoltosi al GSE, non aveva avuto problemi a bacchettare il Governo italiano dichiarando testualmente: “Non c’è nulla che danneggi di più gli investimenti che i cambiamenti improvvisi, specialmente quelli retroattivi che colpiscono gli investimenti fatti in passato” aggiungendo: “Questo ha un impatto non solo sugli investimenti passati, ma sull’economia tutta”.
Il cambio retroattivo riportato nel cosiddetto spalma incentivi invece interesserebbe ben 11 dei 18 mila MWp di impianti fotovoltaici installati in Italia, mettendo a rischio oltre il 60% della produzione di energia elettrica fotovoltaica italiana, pari a quasi il 5% della copertura della produzione elettrica nazionale, una produzione pulita e totalmente indipendente da importazioni di combustibile dall’estero. Inoltre il WWF ritiene molto grave il fatto che il provvedimento introduca una tassa per le reti private (Seu, Riu) e per l’autoproduzione di elettricità, “ovvero per la parte di energia prodotta che gli impianti non scambiano con la rete. Saranno proprio le energie del futuro, gli impianti solari e da rinnovabili, a pagare più degli impianti inquinanti (80% di quelli esistenti), penalizzando famiglie, condomini e piccole e medie imprese. Non solo: gli energivori che volessero scegliere il fotovoltaico, sarebbero frenati dal farlo”, conclude l’associazione.