(Rinnovabili.it) – I molluschi giganti potrebbero nascondere il segreto per celle solari più efficienti e display bio-ispirati. E’ quanto sostengono alcuni ricercatori dell’University of California di Santa Barbara impegnati nello studio di questi animali. Amitabh Ghoshal e colleghi hanno concentrato la loro ricerca su due bivalvi – Tridacna maxima e Tridacna derasa – in grado di produrre una colorazione bianca combinando luce rossa, verde e blu in maniera molto simile a quella adoperata oggi dagli schermi di televisori e cellulari.
Questi molluschi sono presenti nelle barriere coralline dell’Oceano Pacifico e dell’Oceano Indiano e la loro crescita è il risultato di un rapporto simbiotico con le alghe che vivono all’interno della loro conchiglia: le alghe si nutrono dei rifiuti del mollusco, mentre il mollusco si alimenta dei carboidrati prodotti dalla fotosintesi algale. Il risultato di questo rapporto (oltre il reciproco sostentamento) è la produzione di cellule iridescenti sul bordo della conchiglia, che rilasciano una serie di colori tra cui blu, verdi, oro e (più raramente) bianco. A renderlo possibile sono piccole strutture multistrato di proteine che agiscono come veri e propri specchi, riflettendo diverse lunghezze d’onda della luce.
Il team di ricerca ha studiato sistematicamente ogni colore prodotto dalle due diverse specie di Tridacna per acquisire una conoscenza dettagliata su come venga prodotto il colore bianco. Dal momento che la maggior parte dei display di oggi generano luce tramite LED o un’altra fonte d’illuminazione e le Tridacna richiedono invece solo la luce del sole per fare essenzialmente la stessa cosa, i ricercatori sperano di utilizzare queste nozioni per realizzare schermi che sfruttino questo principio. In altre parole intendono capire se sia possibile realizzare un “display a colori riflessi” che funzioni con luce naturale.
Il risultato potrebbe portare alla creazione di smartphone, tablet e TV capaci di utilizzare meno energia e di affaticare meno gli occhi.
Il team sta anche cercando di costruire celle solari più efficienti che incorporino al loro interno delle strutture riflettenti simili a quelli trovati nelle vongole.
“Se riuscissimo a utilizzare quello che abbiamo imparato dalle vongole per costruire un sistema di raccolta e distribuzione della luce così efficiente, allora potremmo utilizzarlo per rendere le celle più preformanti richiedendo meno spazio” ha spiegato Ghoshal. I risultati della ricerca sono stati pubblicati dalla Optical Society nel numero di gennaio 2016 di Optica.