SolarWorld America ha messo in luce come molti produttori del Giangente asiatico stiano cercando di evitare le tasse doganali utilizzando nei propri moduli celle prodotte fuori dai confini nazionali
“Noi e i nostri lavoratori siamo gratificati di sentire come il governo degli Stati Uniti, ancora una volta si sia attivato per bloccare l’interferenza dei governi stranieri sulla nostra economia spianando la strada all’industria nazionale perché sia in grado di competere su un piano paritario”, ha commentato soddisfatto Mukesh Dulani, presidente della SolarWorld Industries America. Decisamente meno soddisfatto è Jigar Shah, presidente della Coalition for Affordable Solar Energy (CASE), che si oppone tariffe; Shah ha esortato entrambe le parti a trovare una soluzione: “Esortiamo la SolarWorld AG a lavorare con l’industria solare statunitense, scegliendo di porre fine alle continue liti in favore di una soluzione win-win.La determinazione di oggi è solo un altro ostacolo inutile per lo sviluppo dell’energia pulita”. Anche Rhone Resch, presidente e CEO della statunitense Solar Energy Industries Association (SEIA) si è affrettato a condannare la decisione. “Chiediamo che gli Stati Uniti e i governi cinesi congelino ‘il campo di gioco’ e concentrino tutti gli sforzi sulla ricerca di una soluzione condivisa. Queste continue ed inutili controversie hanno già fatto gravi danni, e altri ne provocheranno man mano che le indagini procedono”.