Il Dipartimento del Commercio statunitense ha reso noto d’aver aperto un’indagine anti-dumpig per verificare l’esistenza o meno di pratiche commerciali scorrette. Ma Pechino non ci sta
L’istanza, presentata anche alla International Trade Commission, denuncia il protezionismo statale di cui godono le aziende fotovoltaiche cinesi. “Con le nostre fabbriche europee e americane – spiega E. Frank Asbeck, Presidente del Consiglio di Amministrazione della SolarWorld AG – riusciamo a reggere la competizione internazionale, ma qui ci troviamo di fronte a una concorrenza sleale, alla quale dobbiamo opporre resistenza”. La coalizione solare ha denunciato, inoltre, numerosi casi documentati di violazione degli standard, ambientali, sociali e di qualità che si scontrano invece contro le regole più ferree esistenti per i siti di produzione negli Stati Uniti e in Europa.
Il Dipartimento del Commercio ha reso noto ieri d’aver accettato la petizione e d’aver aperto un’indagine anti-dumpig per verificare l’esistenza o meno di pratiche commerciali scorrette e di sovvenzioni statali illecite. In realtà è alla Commissione del commercio internazionale che spetterebbe l’ultima parola sulla questione, vale a dire se, una volta esaminata la questione, dare il luogo a procedere al caso. La votazione è attesa per il prossimo 5 dicembre, e in caso di risultato positivo, il Dipartimento americano potrebbe decidere su eventuali misure di compensazione tra gennaio e marzo.
Veloce la replica di Pechino che attraverso il portavoce del ministero del Commercio, Shen Danyang, ha avvertito la causa potrebbe compromettere la cooperazione cinese sulle questioni energetiche. “Il governo è molto preoccupato per questo caso”, ha dichiarato Shen, aggiungendo che la Cina si riserva il diritto di adottare misure corrispondenti nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio. “Il governo statunitense adotta delle misure restrittive per i prodotti cinesi atti alla produzione di energia pulita; l’azione danneggia non solo l’atmosfera di cooperazione tra i due paesi nell’ambito delle nuove risorse, bensì gli interessi americani in tale settore”.
Critici contro l’iniziativa statunitense anche alcuni esperti del settore che sostengono che la decisione del Dipartimento del Commercio possa far deragliare gli sforzi dei leader che questa settimana si ritroveranno all’Asia-Pacific Economic Forum (APEC) per discutere di un accordo di libero scambio tra nove Paesi in tema di beni ambientali, prodotti solari compresi.