I pannelli bifacciali importati sotto la lente commerciale USA
Mentre i prezzi dei moduli fotovoltaici continuano a scendere – a marzo si registrava un valore medio all’ingrosso compreso tra 0,11 e 0,14 €/Wp – le tensioni commerciali tra Occidente e Cina si fanno ancora più intense. L’ultima levata di scudi contro il solare Made in China potrebbe arrivare dagli Stati Uniti grazie all’ennesima misura protezionista. Stando a fonti interne alla Casa Bianca, l’amministrazione Biden-Harris sarebbe pronta ad accogliere la richiesta presentata lo scorso 23 febbraio da Hanwha Qcells e sostenuta da altre sette aziende. L’oggetto della petizione? L’annullamento di un’esenzione dai dazi solari applicata ai pannelli bifacciali importati dal gigante asiatico e da altri paesi.
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Ben inteso: per ora non è stata divulgata alcuna tempistica a riguardo e il governo non ha neppure rilasciato un comunicato ufficiale. Quello che è certo è che nell’ultimo periodo siano aumentate le pressioni bipartisan affinché la Casa Bianca rafforzi i dazi USA sui pannelli solari cinesi. Nonostante l’Inflation Reduction Act del 2022 abbia come obiettivo quello di sostenere gli investimenti e la creazione di posti di lavoro nel settore manifatturiero statunitense, la competizione sul fotovoltaico si è fatta ancora più accesa nel 2023 a causa della sovrapproduzione industriale.
Gli Stati Uniti cercano di proteggersi dal fotovoltaico low cost importato
Secondo i dati di Wood Mackenzie la capacità manifatturiera cinese per i moduli fv è quasi triplicata nel corso del 2022, da circa 198 GW/anno a circa 562 GW/anno, per poi aumentare di un altro 84% superando 1 TW/anno alla fine del 2023. Eppure lo scorso anno il mondo ha installato “solo” 417 GW, aumentando le scorte conservate nei magazzini. Questo eccesso di offerta ha fatto crollare i prezzi dei pannelli solari ovunque, ma lo scarto tra produzione USA e produzione cinese è ancora ampio, con un rapporto all’incirca di 27,5 centesimi al watt contro 11 centesimi al watt.
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Che la richiesta di dazi sui pannelli bifacciali importati sia partita proprio da Qcells, azienda del gruppo sudcoreano Hanwha, non sorprende più di tanto. La società ha deciso di investire ben 2,5 miliardi di dollari nello sviluppo dell’industria fotovoltaica americana. Oggi può già contare su una produzione di moduli di 5,1 GW/anno ma il suo obiettivo è raggiungere gli 8,4 GW/anno entro la fine del 2024. Ecco perchè al momento è impegnata nella costruzione di un complesso da 2,3 miliardi di dollari in Georgia per prendere il polisilicio raffinato nello stato di Washington e produrre lingotti, wafer e celle solari, oltre a 3,3 GW di moduli all’anno.