Dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo il Rapporto che analizza le imprese italiane produttrici di componentistica per la produzione energetica rinnovabile.
Pubblicato il report sulla filiera delle tecnologie rinnovabili in Italia
(Rinnovabili.it) – Quando si parla di transizione ecologica, l’Italia ha buone carte da spendere, spesso sconosciute ai più. Una di queste riguarda le tecnologie rinnovabili: il Belpaese è la seconda nazione produttrice in Europa, subito dopo la Germania. A ricordare uno dei vanti verdi nazionali è oggi il nuovo rapporto di Intesa Sanpaolo. Il documento, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche del gruppo, analizza la filiera delle imprese italiane che oggi producono componentistica per la produzione energetica sostenibile. Il quadro che ne emerge è più roseo di quanto ci si potesse aspettare.
“In particolare – scrivono gli autori – abbiamo cercato di stimare la filiera manifatturiera delle tecnologie delle rinnovabili nel settore elettrico attraverso i dati sul commercio internazionale […], i dati sui brevetti […] ed i dati sulla produzione industriale ed i bilanci delle imprese”. Si scopre così che l’Italia, con un 3% dell’export mondiale, è anche il 6° paese esportatore di tecnologie rinnovabili. Le imprese nazionali risultano particolarmente competitive nei moltiplicatori di velocità, comparto nel quale detengono un forte livello di specializzazione. A seguire i dispositivi fotosensibili. Nel complesso il rapporto ha stimato, a partire da un campione di produttori di componentistica, un fatturato complessivo di 23 miliardi euro. E quasi 60mila occupati (dati del 2019).
Uno sguardo al mondo delle tecnologie rinnovabili
Ovviamente il leader assoluto delle tecnologie rinnovabili è e rimane l’Asia orientale, Cina in primis. La nazione possiede da sola il 27% del mercato ed è oggi il principale paese esportatore di green tech al mondo. Il punto di forza indiscusso? I dispositivi fotosensibili e i convertitori.
L’Europa tallona i produttori asiatici. Merito, oltre che dell’Italia, anche della Germania, seconda al mondo dopo Cina con il 10% del mercato, e della Danimarca; quest’ultima forte soprattutto nel segmento eolico. “I dati sulla produzione industriale e sui i bilanci delle imprese aggiornati al 2019 […] confermano che la manifattura e l’ingegneristica italiana sono in grado di competere a livello europeo in un mercato che sarà cruciale negli anni a venire”. Il Belpaese, si legge nel rapporto, “risulta tra i principali produttori di tecnologie FER al 100%, insieme a Germania e Danimarca, con un valore medio di 2,8 miliardi di euro di produzione nel biennio 2018-19, pari al 12% del totale prodotto dai paesi EU28”.
Il settore nostrano ha mostrato una buona tenuta anche durante il primo anno di pandemia. Nel dettaglio, in pieno periodo COVID-19 l’export italiano della componentistica per rinnovabili ha subito un calo del -2,3%, contro il -10% del totale del manifatturiero. “Le imprese della filiera delle rinnovabili che abbiamo individuato sono soggetti con forte capacità di crescita, sicuramente alimentata dal processo di transizione […] Hanno infatti registrato tassi di crescita del fatturato dal 2017 al 2019 molto elevati, dal 6% osservato per le grandi imprese al 13% osservato per le micro (valori mediani)”.
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Uno dei dati interessanti confermati dal documento riguarda l’innovazione moda in Italy. Dal punto di vista dell’attività brevettuale, nel 2018 risultavano depositati presso l’European Patent Office circa 1.200 brevetti italiani afferenti a tecnologie rinnovabili. L’ambito di applicazione principale è il solare, con il 33% dei brevetti nel fotovoltaico e il 22% nel termico, seguito dall’eolico (16%).