La tecnologia fotovoltaica CuRE è in grado di mantenere il 92% delle prestazioni originali per oltre 30 anni
(RInnovabili.it) – La tecnologia fotovoltaica si è imposta come una delle soluzioni più economiche per la decarbonizzazione mondiale. Ma ogni nuovo impianto deve venire a patti con un’importante legge di natura: nulla è eterno. La vita degli impianti solari e la loro produzione è fortemente connessa ad una serie di fattori, quali ad esempio il clima, il tipo di modulo o il semiconduttore usato. E ognuno di questi può influire sulla degradazione della produttività, ossia la riduzione dell’elettricità generata nel tempo.
Una ricerca del NREL statunitense ha dimostrato che la tecnologia fotovoltaica ha un tasso di degrado medio di circa lo 0,5% l’anno. In altre parole, dopo vent’anni i moduli fotovoltaici dovrebbero produrre circa il 90% dell’elettricità del primo anno. Ovviamente il tasso di degradazione risulta molto più alto in climi particolarmente caldi o in sistemi poco ventilati, come quelli installati sui tetti.
Leggi anche Prezzo fotovoltaico, il nuovo record è del progetto saudita Al Shuaiba
A dare una scossa al mercato ci pensa oggi il produttore statunitense First Solar portando in commercio la primo la Serie di moduli in film sottile 6 CuRe. Questa tecnologia fotovoltaica offre un tasso di degrado garantito dello 0,2% per anno, la percentuale più bassa mai raggiunta sul mercato. Ciò significa che i moduli First Solar potrebbero mantenere almeno il 92% delle loro prestazioni originali anche alla fine dei 30 anni di garanzia. Per ora mancano la notifica di valutazioni indipendenti, ma se tale tasso dovesse essere confermato si tratterebbe di un ottimo traguardo. Non solo, infatti, i prodotti della società si basano sul tellururo di cadmio, di norma più sensibile alla degradazione del silicio cristallino, ma rispetto quest’ultimo avrebbero un tasso di degradazione inferiore del 60%.
Il merito di questo successo si deve al programma Copper Replacement (CuRe), attraverso il quale First Solar ha sostituito il rame con elementi della quinta colonna della tavola periodica (Gruppo V). Questo gruppo include elementi come azoto, fosforo, arsenico, antimonio e bismuto. “Abbiamo investito nella comprensione delle dinamiche del rame per trasformare quella che era stata una causa di degrado in un’opportunità per eliminarlo virtualmente”, ha spiegato Markus Gloeckler, chief technology officer dell’azienda. “Forti di questa conoscenza, abbiamo ricercato una serie di alternative e abbiamo scoperto che gli elementi del gruppo V potrebbero sostituire efficacemente il rame, agendo come un drogante stabile e promuovendo il nostro obiettivo di degradazione zero. CuRe rappresenta il risultato di quella ricerca ed è il modulo solare a film sottile tecnologicamente più avanzato al mondo”.
Leggi anche Nuovo traguardo del fotovoltaico in perovskite: efficienza al 25,6%