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Tagli retroattivi al fv: Spagna costretta pagare 290 mln

tagli retroattivi fv

 

I tagli retroattivi al FiT fotovoltaico avrebbero violato gli accordi della Carta dell’energia

(Rinnovabili.it) – Costeranno cari alla Spagna i tagli retroattivi al fotovoltaico imposti nel 2010. Il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti (ICSID) ha chiuso in questi giorni il caso che vedeva il colosso statunitense NextEra Energy opporsi alle rimodulazione degli incentivi spagnoli voluta dall’allora Governo Zapatero: lo Stato dovrà pagare all’azienda ben 290,6 milioni di euro come risarcimento per il mancato sussidio, più gli interessi e oltre 5,3 milioni in costi di procedimento.

Una dura batosta per la Spagna costretta oggi a fare i conti con uno dei principali effetti Trattato sulla Carta dell’Energia (Energy Charter Treaty – ECT). Di cosa si tratta? Di un accordo internazionale creato con l’obiettivo di stabilire “un quadro multilaterale per la cooperazione transfrontaliera in ambito energetico”, ma che nella realtà ha regalato alle aziende enormi poteri sui sistemi nazionali. Compreso quello di citare in giudizio i governi di fronte a politiche ritenute lesive dei loro profitti, presenti e futuri. Oggi l’ECT si applica a quasi 50 Paesi che vanno dall’Europa occidentale all’Asia centrale fino al Giappone, e nei suoi oltre vent’anni di vita ha sostenuto arbitrati commerciali per un totale di oltre 35 miliardi di dollari.

 

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In questo filone si inserisce anche la causa NextEra Energy contro la Spagna, rea, quest’ultima, di aver violato il Trattato con i tagli retroattivi fv. Secondo il Tribunale, lo Stato non avrebbe assicurato “un trattamento giusto ed equo” alla compagnia che allora aveva investito in due impianti solari da 49 MW di potenza complessiva. Come per tutti le sentenze ICSID, la Spagna deve rispettare l’ordine o chiedere la conferma presso tribunali nazionali regolari. NextEra ha già anticipato quest’ultimo scenario questa settimana, presentando una richiesta d un tribunale distrettuale USA. Non è la prima volta che la nazione iberica si trova sotto scacco dei tribunali commerciali per via dei tagli retroattivi agli incentivi (ha già dovuto pagare 64 milioni a Masdar) e potrebbe non essere l’ultima dal momento che sono state depositate decine di cause simili nell’ambito della Carta dell’Energia.

 

La stessa sorte potrebbe essere riservata anche all’Italia. Sebbene il Bel paese abbia deciso di uscire dalla Carta dell’Energia nel 2016, le società straniere danneggiate dallo spalma incentivi (anno 2012) possono ancora trovare riparo nell’ICSID. Le cause di certo non mancano: lo Stato italiano ha già tentato – fallendo – di respingere il ricorso della belga Eskosol ed è oggi in attesa di sapere se e quale risarcimento dovrà pagare.

 

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