Rinnovabili • Rinnovabili •

Spalma incentivi fv: verso il verdetto della Corte Costituzionale

Pochi giorni ancora alla prima udienza della Consulta sulla controversia dello Spalma Incentivi. Cosa accadrà se la sentenza dovesse stabilirne l'incostituzionalità?

Spalma incentivi fv: verso il verdetto della Corte Costituzionale

 

(Rinnovabili.it) – E’ fissata per il 6 dicembre la prima udienza della Corte Costituzionale sul caso dello Spalma Incentivi fv, il provvedimento con cui il Governo nel 2014 ha dato una sforbiciata ai sussidi concessi dal Conto Energia. Entrato in vigore il primo gennaio 2015, lo Spalma Incentivi ha colpito retroattivamente gli operatori fotovoltaici italiani, determinando non solo una violazione dei contratti già stabiliti (quelli con il GSE) ma anche presentando uno scenario poco chiaro e affidabile per gli investitori.  Uno scenario, che secondo lo stesso Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, “violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali”.

 

Il caso approda in Consulta dopo la sentenza del Tar del Lazio che in due diversi pronunciamenti ha accolto il ricorso presentato da assoRinnovabili, Confagricoltura e oltre mille aziende del settore, stabilendo che la decisione finale sia di “giurisdizione del giudice amministrativo”. Le attese dunque sono tutte rivolte al prossimo martedì e al pronunciamento in merito alla costituzionalità o meno dello Spalma incentivi.

 

Se la Consulta dovesse dichiarare il provvedimento illegittimo e incostituzionale, gli operatori dovrebbero aver diritto all’erogazione della quota parte di tariffa incentivante che ad oggi non gli viene riconosciuta (le percentuali di riduzione vanno dal 6 al 26% a seconda dell’opzione scelta) dal momento che le sentenze di accoglimento hanno effetto retroattivo. Unico punto dubbio, il limite posto ai rapporti esauriti, ossia quelli in cui vi siano atti amministrativi non più impugnabili o la cui disciplina negoziale è ormai divenuta irreversibile.

 

Come riportato dal GSE, l’insieme degli impianti interessati dalla rimodulazione comprende poco più di 12.900 istallazioni, per una potenza complessiva di circa 10,6 GW. Del totale, l’1,5% ha optato per l’opzione A*, circa il 37,5% ha optato per l’opzione B**, e il 61 % rientra nell’opzione C**. Complessivamente l’insieme delle adesioni alle opzioni di rimodulazione ha determinato una riduzione del costo indicativo annuo nel 2015 pari a circa 395 milioni di euro.

 

*opzione A) prevede il prolungamento dell’incentivazione fino a 24 anni, a fronte di una riduzione dell’incentivo tra il 17% e il 25%;
**opzione B) a parità di periodo residuo di incentivazione, prevede la riduzione dell’incentivo in un primo periodo di fruizione (tra il 10% e il 26%) e un secondo periodo di incremento in egual misura;
**opzione C) prevede invece, a parità di periodo residuo di incentivazione, un taglio dell’incentivo (tra il 6% e l’8%) in funzione della classe di potenza.