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Spalma Incentivi, Epia: pessimo segnale per tutta l’economia italiana

Oliver Schäfer: “Questo nuovo decreto legge obbliga i proprietari di impianti fotovoltaici italiani a scegliere fra il male e il peggio”

Spalma Incentivi, Epia: pessimo segnale per tutta l’economia italiana(Rinnovabili.it) – Lo Spalma Incentivi, la misura introdotta nel decreto Competitività per rimodulare i sussidi governativi agli impianti fotovoltaici, non solo provocherà effetti negativi al mercato solare italiano, ma manderà un segno di debolezza da parte di tutta l’economia del Paese. E’ questo il severo giudizio espresso oggi dall’European Photovoltaic Industry Association (EPIA) nei confronti dei tagli retroattivi operati al Feed-in-Tariff del Belpaese. Lo scorso 7 agosto, infatti, il Senato ha approvato in via definitiva il provvedimento di conversione del decreto-legge Competitività contenente, tra le altre cose, il tanto criticato Spalma Incentivi e la norma che impone di pagare parte degli oneri di sistema sull’elettricità auto consumata. E se per quest’ultima misura le correzioni last minute sembrano almeno in parte aver soddisfatto le richieste del settore delle rinnovabili, l’intervento sugli impianti fotovoltaici operato da Palazzo Madama ha lasciato intatte tutte le criticità precedentemente ravvisate.

 

Ricordiamo che la norma prevede, a partire dal prossimo gennaio, due opzioni di rimodulazione degli incentivi – su 24 o su 20 anni – oppure un taglio connesso per entità alla potenza dell’impianto. “Questo nuovo decreto legge obbliga i proprietari di impianti fotovoltaici italiani a scegliere fra il male e il peggio. Non solo si andrà così a destabilizzare un mercato fiorente come quello del fotovoltaico italiano, ma si darà anche un pessimo segnale per l’intera economia italiana, dimostrando che non vi è più la certezza giuridica per gli investitori in qualsiasi settore economico”, ha commentato Oliver Schäfer, Presidente EPIA. Nonostante il testo preveda una serie di deroghe a queste misure retroattive, l’associazione avverte che non saranno comunque sufficienti a mantenere un ambiente stabile e prevedibile per gli investimenti.