Rinnovabili

Sistemi agrivoltaici negli oliveti, un’opportunità per il Mediterraneo

Sistemi agrivoltaici negli oliveti
Image by Julie-Kolibrie from Pixabay

Sistemi agrivoltaici negli oliveti, quale potenzialità in Italia?

Con la diffusione dei nuovi impianti agrivoltaici aumentano anche le ricerche su quali colture possano ottenere il numero maggiore di benefici dal mix fotovoltaico-agricoltura. Un recente studio dell’Università di Hohenheim, ad esempio, ha scoperto che i pannelli solari sospesi sopra i campi possano essere un vero toccasana per bacche, frutta e ortaggi da frutto, integrandosi bene anche con piante foraggere, verdure a foglia, tuberi e la maggior parte dei cereali. 

Ma c’è chi a voluto scendere di dettaglio e focalizzare l’attenzione unicamente sulla “pianta sacra” del Mediterraneo: l’ulivo. Un gruppo di scienziati dell’Università spagnola di Jaén ha pubblicato un articolo su Applied Energy, spiegando quale sia il potenziale dei sistemi agrivoltaici negli oliveti mediterranei. Il team ha analizzato l’impatto che l’ombreggiamento dei moduli fotovoltaici può avere sugli alberi al fine di una corretta progettazione degli impianti.

Occhio al fattore fotovoltaico attivo

 Il lavoro è partito con la selezione dei siti caratteristici di coltivazione dell’olivo nei nove paesi del Mediterraneo dove si concentra la produzione, ossia Spagna, Italia, Tunisia, Marocco, Turchia, Algeria, Egitto, Grecia e Portogallo. Focalizzando l’attenzione solo su tre cultivar dell’olivo: Picual, Manzanilla e Chemlali. Hanno successivamente disegnato un modello di impianto adatto a oliveti ad alta densità (più di 1600 olivi per ettaro) in cui gli alberi sono piantati in file distanti fra loro circa 3,5 metri. Si legge nella pubblicazione “i moduli sono strategicamente posizionati su una tettoia elevata, situata a 4 metri dal suolo, e orientata verso sud con un angolo di inclinazione di 30° in configurazione orizzontale. Per evitare ombre tra i moduli, questi vengono installati con una distanza tra le file di 1,7 metri”. 

Gli scienziati hanno quindi valutato il grado di trasparenza necessario per i moduli affinché gli alberi sottostanti potessero ricevere un beneficio dall’integrazione agrivoltaica anziché una danno. Per trovare la trasparenza più adatta, il team ha effettuato un’analisi di sensibilità variando il fattore fotovoltaico attivo – il rapporto tra l’area attiva del fv e l’area totale del pannello – da 0 (solo area attiva) a 1 (nessuna area attiva, solo vetro). I risultati cambiano a seconda del sito e della cultivar presa in esame, andando da un minimo dello 0,57 (Egitto e Manzanilla) ad un massimo 0,71 (Italia e Chemlali). 

In termini di produzione energetica annuale per metro quadro, invece, viene premiata la maggiore radiazione solare. Utilizzando un valore medio di trasparenza, i ricercatori hanno calcolato che la resa più alta per le tre diverse cultivar si avrà in Egitto con 83,7 kWh/m 2 e quella più bassa in Italia con  48,9 kWh/m2. Ma ottimizzando il modello al fine di considerare solo i mesi corrispondenti al ciclo di crescita dell’olivo si può ridurre la trasparenza richiesta, e aumentare di conseguenza la capacità fotovoltaica installata fino al 3,5%.

Secondo il team l’installazione di sistemi agrivoltaici nell’1% della superficie totale degli oliveti mediterranei permetterebbe di generare l’1,8% dell’attuale domanda di elettricità nei 9 paesi menzionati. La ricerca “Potential of agrivoltaics systems into olive groves in the Mediterranean region” di Álvaro Fernández-Solas, Ana M. Fernández-Ocaña, Florencia Almonacid e Eduardo F. Fernández è consultabili qui.

Exit mobile version