(Rinnovabili.it) – San Francisco è pronta a mettere al bando le trivelle dai terreni di proprietà comunale. Questa settimana, la città californiana ha concesso il primo ok a un nuovo provvedimento che vieta l’utilizzo delle proprie terre per l’estrazione di combustibili fossili. Sotto il regolamento – che deve essere ancora firmato dal sindaco Ed Lee – sarà impossibile sottoscrivere nuovi contratti di locazione con l’industria petrolifera o estendere quelli concessi in precedenza.
Con il rischio che il nuovo presidente americano Donald Trump tenga fede alla visione energetico – climatica espressa in campagna elettorale, San Francisco cerca di giocare in anticipo. L’obiettivo è di proteggere le aree circostanti alla città “dagli effetti dannosi legati all’attività dell’industria fossile”, spianando la strada a progetti più sostenibili.
“Se non riduciamo oggi il nostro uso di combustibili fossili, siamo destinati a cambiamenti catastrofici del nostro clima”, ha commentato John Avalos, Supervisor cittadino e primo firmatario del provvedimento. “Con l’imminente presidenza Trump, la leadership locale sul cambiamento climatico è più urgente e importante che mai”.
Dietro la nuova legislazione non ci sono solo motivi prettamente ambientali. Avalos ha maturato la decisione dopo esser venuto a conoscenza dell’affitto di un terreno comunale da 800 acri nella contea di Kern a Chevron, per l’estrazione di petrolio. Il contratto di locazione, che scade nel 2020, attualmente genera nelle casse cittadine circa 320.000 l’anno, una forte riduzione rispetto ai 952.000 dollari che avrebbe fruttato solo nel 2011. Secondo i funzionari, le entrate ridotte sono per lo più dovute alla forte riduzione nella produzione e nei prezzi del greggio. Un rischio, spiegano, che non si sarebbe corso, ad esempio, destinando il terreno al fotovoltaico.
“San Francisco e le altre città possono aiutare a guidare il paese verso il futuro a base di energia pulita di cui abbiamo bisogno, resistendo alle politiche catastrofiche del nostro nuovo presidente”, spiega Avalos. “Il fatto che siamo in grado di incrementare le entrate preferendo il solare al petrolio, rafforza solo la convinzione che sia arrivato il momento di mantenere i combustibili sporchi sotto terra”.