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La grande frenata delle rinnovabili in Italia: nel 2025-26 installeremo solo 4 GW

Rinnovabili Italia: nel 2025-26 ci fermeremo a +4 GW
Foto di Derek Sutton su Unsplash

Chiaroni (PoliMi): “Rischio che non possiamo correre”, le rinnovabili in Italia valgono 10 mld nel 2023

Il record di nuova capacità installata di fotovoltaico ed eolico toccato nel 2023 non basta per centrare gli obiettivi al 2030. E rischia di essere un risultato isolato: già nel prossimo biennio ci sarà un calo per le rinnovabili in Italia. Legato soprattutto alle difficoltà nello sviluppare il segmento degli impianti di grande taglia.

Nel 2023 il boom del fotovoltaico (+5,2 GW) ha trainato il totale annuale a 5,7 GW di nuova capacità installata. Se si confrontano questi numeri con il biennio precedente, la tendenza può sembrare positiva: erano appena 1,3 GW nel 2021 e 3 GW nel 2022. Questo dato resta comunque ben lontano dai 9 GW l’anno di rinnovabili in Italia che dovremmo installare per rispettare i target del Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC). Ma, aspetto più preoccupante, il balzo del 2023 probabilmente non sarà confermato nei prossimi anni.

La ragione di questo mancato allineamento è la lentezza con cui sviluppiamo impianti utility-scale, dovuta da un lato alle polemiche sul possibile consumo di suolo e dall’altra ad un sistema di aste per le tariffe di remunerazione dell’energia prodotta che non è più in linea con il reale costo degli impianti e con l’andamento di mercato del prezzo dell’energia.

“È un rischio che non possiamo correre: solo lo scorso anno le rinnovabili hanno contribuito a generare un volume d’affari di 9-10 miliardi di euro, il 60% dei quali rimasto in Italia e un altro 20% comunque in Europa. Parliamo di 25.000 imprese. Dobbiamo colmare i ritardi normativi”, afferma Davide Chiaroni, co-fondatore dell’Energy&Strategy School of Management Politecnico di Milano, che ha presentato il 29 maggio il suo Renewable Energy Report 2024.

Cosa frena la crescita delle rinnovabili in Italia?

Il panorama del fotovoltaico illustra bene l’attrito nello sviluppo delle rinnovabili in Italia. Nell’anno dei record, il 95% delle nuove installazioni fotovoltaiche è costituito da impianti di piccola taglia, che complessivamente coprono circa metà della potenza addizionale. Le aste fissate dal FER 1 del 2019 “non hanno mai rappresentato un vero acceleratore del mercato” e i 13 bandi aperti in 5 anni spesso sono stati poco partecipati per “una combinazione di fattori quali la complessità e la lungaggine dei sistemi autorizzativi e l’inadeguatezza della base d’asta per le tariffe”, specifica Chiaroni.

Visti questi fattori frenanti e i ritardi nell’approvare nuovi decreti incentivanti e le necessarie semplificazioni, per il 2025-26 il PoliMi prevede un “forte rallentamento” delle installazioni. Con quali volumi? Il rapporto stima 1-1,5 GW l’anno di fotovoltaico e 4-500 MW per l’eolico, ovvero appena 2,8-4 GW di nuova capacità installata nei due anni. Meno della metà di quanto servirebbe in base al PNIEC.

Una delle priorità, secondo il rapporto del PoliMi, è l’aggiornamento “ragionato” della base d’asta nel FER X. I ricercatori stimano che il Levelized Cost of Electricity (LCOE) per gli impianti fotovoltaici ed eolici di grande taglia si attesa tra i 65 e gli 80 €/MWh, nel primo caso, e tra i 90 e i 100 €/MWh, nel secondo. Da aumentare di altri 5-10 €/MWh per ogni punto aggiuntivo di costo del capitale, per riflettere la necessità di remunerazione del capitale di chi fa un investimento di questo tipo. Valori totalmente disallineati dai 70 euro a megawattora fissati dal FER 1, e superati solo marginalmente con l’ultima asta. E che andrebbero alzati ulteriormente se si vuole supportare l’agrivoltaico (LCOE tra i 95 e i 115 €/MWh) e l’eolico offshore (115-135 €/MWh nella configurazione fissa e 150-180 €/MWh in quella galleggiante).

Possibili problemi all’orizzonte anche per gli impianti di piccola e media taglia. Quelli fotovoltaici hanno un ritorno dell’investimento attorno ai 10 anni con la normativa vigente. Ma se uno strumento incentivante come lo Scambio sul posto dovesse terminare nel 2024, avverte il rapporto, il RoI crescerebbe fino a 17-18 anni soprattutto in ambito commerciale e industriale. C’è poi il capitolo della perdita di generazione dall’installato. Nel quinquennio 2016-2020 per il fotovoltaico ha toccato l’8%. Servono quindi rifacimenti, potenziamenti e interventi di integrale ricostruzione degli impianti. Finora lasciati ai margini nei bandi, soprattutto per l’eolico.

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