Brevettato un nuovo processo a basso consumo energetico e ridotto impatto ambientale per il recupero dei principali componenti dei pannelli in silicio cristallino
Riciclo pannelli fotovoltaici, quando l’innovazione è made in Italy
(Rinnovabili.it) – Nuovi progressi in arrivo nel settore del riciclo pannelli fotovoltaici. Grazie ad una tecnologia nata in Italia, il processo di recupero dei materiali dai vecchi moduli solari è da oggi più ecologico ed economico. La soluzione porta la firma dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Qui infatti, lo scienziato Marco Tammaro assieme all’imprenditrice Patrizia Migliaccio, ha messo a punto e brevettato un innovativo processo di riciclo fotovoltaico. I punti di forza? Un ridotto impatto ambientale e un basso consumo energetico.
La transizione energetica intrapresa dall’Europa pone ai suoi Stati membri obblighi ben precisi e non solo in termini di nuova produzione rinnovabile. Per raggiungere la piena decarbonizzazione, i Paesi devono anche riuscire a fare di più con meno. Questo significa costruire, produrre e far avanzare lo sviluppo gestendo nella maniera migliore le risorse disponibili. E trasformando i rifiuti in nuove materie prime.
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In questo contesto il riciclo dei pannelli fotovoltaici assume un ruolo fondamentale dal momento che questi RAEE, come altri, costituiscono delle vere e proprie miniere urbane. In realtà non si tratta solo di una buona pratica: nell’Unione Europea è la legge a richiederlo. “L’aumento esponenziale dei rifiuti costituiti dai pannelli fotovoltaici a fine vita – sottolinea Tammaro – ha reso estremamente urgente affrontare il problema della loro gestione, anche a fronte delle leggi nazionali ed europee che impongono regole severe”.
Cosa si ottiene dal riciclo pannelli fotovoltaici?
Attualmente le migliori tecnologie sul mercato permettono di recuperare una buona parte dei moduli, anche fino al 98% del loro peso. Cosa si può ottenere? Essenzialmente vetro, plastica, alluminio, polvere di silicio e rame.
In tutti i casi però si tratta di un processo complesso, che richiede di slegare i singoli componenti dallo strato di etilene vinil acetato (EVA) che fa da collante. Il brevetto Enea rende più semplice il passaggio dello “scollamento”. Il procedimento prevede una prima fase di trattamento termico degli stati polimerici del pannello solare, in maniera minima e controllata, per “rammollirli”. In questo modo si facilità il passaggio successivo, ossia lo scollamento a strappo dei contatti elettrici, delle celle, del vetro protettivo e del foglio backsheet. Il tutto avviene in maniera continua ed automatizzata su un nastro trasportatore.
“Con questo processo si evitano: il rischio di degrado dei materiali, inutili dispendi di energia e si riducono sensibilmente pericolose emissioni gassose”, aggiunge Tammaro che anche responsabile del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali. “Inoltre, l’impiantistica necessaria è semplice, adatta a un trattamento in continuo e altamente automatizzabile, senza necessità di un’atmosfera controllata mediante uso di gas specifici”. Il nuovo brevetto consente un’agevole lavorazione in continuo di pannelli fotovoltaici a prescindere dalle diverse caratteristiche degli strati polimerici (spessore e tipologie), e a cui corrispondono diverse condizioni minime di distacco.
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