L'azienda FuturaSun ha presentato al MIMIT il progetto finalizzato a riportare in Italia la produzione di celle e moduli fotovoltaici, attualmente realizzata interamente in Cina, attraverso un nuovo stabilimento produttivo
La nuova fabbrica fotovoltaica italiana avrà capacità produttiva di 2 GW/anno
Per dare corpo ad una filiera fotovoltaica in Italia non basta investire sulla novità. Una mano essenziale deve arrivare anche dal rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano portato la produzione fuori dai confini nazionali. È quello che in gergo si chiama reshoring fotovoltaico ed è anche l’obiettivo del nuovo progetto presentato dall’italiana FuturaSun al Ministero delle Imprese e del made in Italy.
La scorsa settimana il ministro Adolfo Urso, insieme al sottosegretario di Stato Massimo Bitonci, ha visitato il quartier generale dell’azienda a Cittadella, in Veneto, per approfondire l’iniziativa alla base del Memorandum of Understanding (MoU) siglato lo scorso 5 agosto. Un progetto salutato con entusiasmo da Urso, che ha definito il reshoring fotovoltaico proposto da FuturaSun come “unico nel suo genere”.
Cosa è il reshoring?
Il termine reshoring viene usato in antitesi al più conosciuto offshoring, ossia l’attività di delocalizzazione all’estero delle industrie. Non è altro che il fenomeno economico di rientro di tali imprese in patria al fine di garantire ai paesi in questione una catena di approvvigionamento autosufficiente e indipendente.
A livello globale il fenomeno è cresciuto di intensità all’indomani dei blocchi al commercio imposti dalla pandemia. Ma nel settore delle rinnovabili europee, e più precisamente nel fotovoltaico, è divenuto un percorso obbligato alla luce dei nuovi obiettivi di transizione energetica dell’UE. E dei piani di sostengo all’industria manifatturiere europea.
La catena del valore del fotovoltaico
Il problema? Oggi la catena del valore del fotovoltaico è fortemente concentrata e l’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA) ha più volte sottolineato tutte le criticità di questa situazione. Nell’ultimo decennio la capacità produttiva globale di pannelli solari si è spostata sempre più fuori dall’Europa, dal Giappone e dagli Stati Uniti verso la Cina, che ha assunto la guida in termini di investimenti e innovazione. La quota della Repubblica popolare in tutte le fasi di produzione chiave dei moduli fotovoltaici solari supera attualmente l’80%, secondo l’ultimo rapporto IEA. E per elementi chiave come il silicio policristallino e i wafer, è destinata a superare il 95% nei prossimi anni.
“La Cina ha avuto un ruolo determinante nell’abbassare i costi del solare fotovoltaico in tutto il mondo, con molteplici vantaggi per le transizioni verso l’energia pulita”, ha affermato il direttore esecutivo dell’Agenzia Fatih Birol. “Allo stesso tempo, il livello di concentrazione geografica nelle catene di fornitura globali pone anche potenziali sfide che i governi devono affrontare. Accelerare le transizioni verso l’energia pulita in tutto il mondo metterà ulteriormente a dura prova queste catene di fornitura per soddisfare la crescente domanda, ma ciò offre anche opportunità ad altri paesi e regioni per contribuire a diversificare la produzione e renderla più resiliente”.
Una nuova fabbrica per reshoring fotovoltaico in Italia
Il reshoring della produzione fotovoltaica appare quindi un elemento essenziale. Meglio ancora se interessa realtà consolidata esperienza industriale. L’italiana FuturaSun – celebra anche per il suoi pannelli fotovoltaici colorati – oggi può contare su una sua fabbrica di moduli fotovoltaici da 1 GW a Taizhou, una produzione di celle solari con un potenziale da 12 GW l’anno a Huai’an, uno stabilimento dedicato ai semiconduttori sempre nel gigante asiatico.
Il progetto di reshoring fotovoltaico prevede la realizzazione di una nuova fabbrica fotovoltaica in Italia, con una capacità produttiva di celle e moduli di circa 2 GW l’anno.
L’iniziativa, ha sottolineato Urso, “contribuirà a consolidare una filiera industriale competitiva nel settore fotovoltaico, sia a livello nazionale che europeo. Questa azienda è in prima linea nel realizzare ciò che l’Europa intende fare nei prossimi anni: diventare leader nella duplice transizione green e digitale”.
“Il territorio di Cittadella vanta una lunga e importante tradizione nel settore fotovoltaico: qui avevano la loro sede produttiva aziende di rilievo, poi messe in difficoltà dalla concorrenza straniera”, ha affermato Bitonci a margine della visita. “Presentiamo una storia di successo che va nella direzione opposta: quella di un’azienda che ha maturato esperienza in Cina, diventando leader nel settore fotovoltaico di ultima generazione, e che ora sta proponendo di rientrare con un interessante progetto di reshoring, con il supporto del nostro Ministero”.
Fabbriche di celle e moduli solari in Italia, a che punto siamo?
L’azienda veneta, inoltre, grazie alla start up romana Solertix, porterà avanti anche investimenti in ricerca di nuove tecnologie e processi per l’ulteriore efficientamento del modulo e della cella con tecnologie tandem silicio-perovskite.
Ma non si tratta dell’unica realtà impegnata a dar corpo ad una catena del valore fotovoltaico qui in Italia. All’attivo il Belpaese può anche su 3SUN, la fabbrica di celle e moduli solari di Enel a Catania. iFno a pochi anni fa l’impianto produceva unicamente pannelli solari monofacciali con tecnologia a film sottile. Nel 2017 è arrivata la prima grande svolta aprendo le porte all’architettura bifacciale, soluzione che permette di catturare l’energia solare fronte-retro. E solo due anni più tardi, nel 2019, i moduli fotovoltaici bifacciali hanno sposato la tecnologia HJT. E oggi punta ad una produzione annuale di oltre 3 GW.
Altro progetto in fase di realizzazione, la fabbrica di celle solari a film sottile in CIGS che la Midsummer sta completando in Puglia, nella zona industriale di Modugno. A regime l’impianto avrà una capacità produttiva di 50 MW