(Rinnovabili.it) – Botta e risposta tra il Coordinamento FREE e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). La questione che impensieriva e sconcertava l’ente che raggruppa 35 associazioni del settore delle rinnovabili, riguardava l’implementazione del sistema di raccolta dati da applicarsi al fotovoltaico non incentivato. In una nota pubblicata sul proprio portale lo scorso 6 marzo, infatti, il Gestore richiedeva ai titolari di impianti fotovoltaici e di impianti alimentati da altre fonti di potenza inferiore a 200 kW che non accedono ai FiT nazionali, di inserire dati relativi all’anagrafica del produttore, all’utenza associata all’impianto di produzione, all’ubicazione e ai dati tecnici dell’impianto, all’energia mensilmente immessa in rete e autoconsumata.
Una misura ritenuta dal Coordinamento FREE poco chiara, non solo perché si tratta, in parte, di informazioni già normalmente in mano allo stesso GSE (per chi opera in regime di scambio sul posto) e a Terna, attraverso il sistema Gaudì, (per chi si affida solo all’autoconsumo non incentivato), ma anche perché si lascia ai cittadini “solo 15 giorni per rispondere a un elenco particolareggiato di dati, che oltretutto non trova un puntuale riscontro nelle normative”.
In merito alle richieste di chiarimenti il Gestore ha prontamente risposto, sebbene non con la chiarezza a cui miravano gli operatori. “I dati raccolti – si legge sul sito web – sono finalizzati a rilevare, in modo opportuno e per finalità statistiche, le principali caratteristiche dei suddetti impianti, non reperibili in modo completo attraverso sistemi informativi gestiti dal GSE o da altri soggetti terzi. […] La raccolta dei dati si inquadra in quella più generale del monitoraggio statistico, economico e ambientale dello sviluppo delle energie rinnovabili affidata al GSE dal Decreto legislativo 28/11. In particolare il GSE, tenuto conto delle norme stabilite in ambito SISTAN e EUROSTAT, organizza e gestisce il sistema nazionale per il monitoraggio dello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia”.