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Pulire i pannelli solari senza acqua

Un team di ricercatori del MIT ha messo a punto un processo elettrostatico capace di pulire automaticamente la superficie dei pannelli fotovoltaici o solari termici

Pulire i pannelli solari senza acqua
via depositphotos.com

Un sistema waterless per pulire i pannelli solari

(Rinnovabili.it) – Perché l’impianto fotovoltaico produca sempre al massimo delle sue possibilità è importante che i moduli siano puliti. Polvere, sabbia, incrostazioni e lo stesso smog possono infatti ridurre in maniera significativa la resa, arrivando a tagliare anche il 30% della produzione in poche settimane. Ma se da un lato è fondamentale rimuovere la sporcizia, dall’altro lo è anche farlo in maniera sostenibile.

Secondo una stima riportata dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), pulire tutti i pannelli solari installati a livello mondiale richiederebbe circa 37 miliardi di litri d’acqua l’anno. In realtà esistono già sistemi che non impiegano acqua ma nel complesso risultano più laboriosi e complicati. E, con o senza acqua, queste attività rappresentano circa il 10% dei costi operativi degli impianti solari.

A fornire una nuova alternativa è oggi lo stesso MIT. Qui un gruppo di ricercatori ha messo a punto un sistema in grado di rimuovere la polvere senza neppure toccare il modulo. Il processo utilizza la repulsione elettrostatica per causare il distacco delle particelle di polvere. Nel dettaglio il sistema si compone di un elettrodo “mobile” ed un sottilissimo strato conduttivo trasparente a copertura del vetro dei moduli. Per pulire i pannelli l’elettrodo passa sopra la superficie come una sorta di scanner, conferendo una carica elettrica alle piccole particelle di sporcizia depositate sopra. Una carica opposta viene applicata allo strato conduttivo. Calcolando la giusta tensione, il team del MIT ha trovato come superare la forza di gravità e quelle di adesione, permettendo alle particelle di essere pinte via.

 I test di laboratorio hanno mostrato che l‘umidità atmosferica è un componente essenziale per il successo di questa tecnica. “Abbiamo eseguito esperimenti con umidità variabili dal 5% al 95%”, afferma il ricercatore Sreedath Panat . “Finché l’umidità ambientale è superiore al 30 percento, è possibile rimuovere quasi tutte le particelle dalla superficie, ma quando l’umidità diminuisce, diventa più difficile”. La ricerca è descritta sulla rivista Science Advances (testo in inglese).