Staccarsi dall'industria cinese è divenuto l'imperativo degli USA, e l'IRA dà oggi i primi frutti. Ma anche dalla parte opposta del globo c'è chi promuove il solare nazionale
Il premier Albanese: “Voglio un futuro made in Australia”
(Rinnovabili.it) – Un miliardo di dollari australiani per sostenere la produzione interna di moduli fotovoltaici. A darne l’annuncio, il primo ministro Anthony Albanese come parte del programma Solar Sunshot. L’iniziativa si basa su oltre 40 miliardi di dollari di investimenti impegnati da Canberra per rendere il Paese “una superpotenza” nel campo delle energie rinnovabili. E, per centrare il bersaglio, costruire nuovi impianti non basta. L’Australia, al pari delle altre grandi potenze occidentali, sta cercando di smarcarsi dalla dipendenza cinese in materia di celle e pannelli solari. Nonostante oggi nel Paese una famiglia su tre sia dotata di moduli fv domestici – il tasso più alto al mondo – solo l’1% di essi è stato realizzato nei suoi confini.
“Non dovremmo essere l’ultimo anello di una catena di fornitura globale costruita su un’invenzione australiana“, ha commentato il premier Albanese. “Voglio un futuro made in Australia. E voglio un futuro realizzato nelle nostre regioni […] “Abbiamo tutti i metalli e i minerali critici necessari per essere un attore centrale nella trasformazione dell’energia zero, e una comprovata esperienza come produttore ed esportatore di energia affidabile. Possiamo anche investire in capacità produttive strategiche, in particolare in componenti fondamentali per la transizione energetica ed economica, come i pannelli solari”.
Il fondo supporterà l’assegnazione di sussidi e sovvenzioni e aiuterà anche a produrre pannelli solari presso il sito del principale produttore di energia australiano AGL Energy, riconvertendo un’ex centrale elettrica a carbone. L’Agenzia australiana per le energie rinnovabili (ARENA) lavorerà a fianco dell’industria e del Governo per realizzare l’iniziativa. Nel dettaglio, ARENA esaminerà l’intera catena di fornitura, dai lingotti e wafer alle celle, all’assemblaggio dei moduli e ai relativi componenti, tra cui vetro solare, inverter, tecnologia di implementazione avanzata e innovazione solare.
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Gli effetti dell’IRA sulla produzione di moduli fotovoltaici
Il sentimento che anima Canberra è lo stesso che ha portato gli Stati Uniti ad alzare barriere contro l’importazione dei pannelli cinesi. Lo strumento chiave? I sussidi dell’Inflation Reduction Act (IRA) che prevedono un credito d’imposta del 10% per chi negli USA realizzi impianti fv con pannelli solari americani. L’incentivo messo a disposizione si sta dimostrando leva per nuovi accordi, come quello siglato in questi giorni tra il produttore di celle solari Suniva, con sede in Georgia, e la canadese Heliene, che ha fabbriche in Minnesota. Un’intesa triennale da 400 milioni di dollari in base alla quale Suniva fornirà celle a Heliene, che le assemblerà in moduli. Secondo i firmatari, i prodotti saranno in grado di rifornire circa 2 GW di progetti solari.
“Siamo entusiasti di collaborare con Heliene, che condivide la nostra visione di far crescere la catena di fornitura del solare fotovoltaico negli Stati Uniti”, ha affermato Cristiano Amoruso, amministratore delegato di Suniva. “Questo contratto è una testimonianza dell’efficacia dell’Inflation Reduction Act e della guida elaborata dal Tesoro a maggio 2023. Siamo orgogliosi di mantenere la nostra promessa di lunga data di riportare la produzione di celle negli Stati Uniti presso il nostro stabilimento di Norcross”.