I produttori europei chiedono un inasprimento dei dazi antidumping, per vietare ai pannelli solari cinesi di mettere fuori mercato l’industria comunitaria
(Rinnovabili.it) – I pannelli solari cinesi importati in Unione europea potrebbero continuare a subìre restrizioni commerciali. È quanto si attende a seguito della decisione di richiesta formale, annunciata da 30 produttori europei alla Commissione, di interrompere il flusso di moduli a basso costo provenienti dalla Cina.
Il presidente di Pro Sun in Europa, Milan Nitzschke, guida il gruppo nelle sue richieste di rivedere l’intera politica dei prezzi minimi all’importazione (MIP) prima di settembre. E pensare che la strategia dei prezzi minimi era stata calibrata in modo da evitare pratiche commerciali scorrette ed evitare il dumping provocato dalla produzione di queste componenti in Cina.
«La realtà è che l’industria europea dei pannelli solari non può competere con le grandi economie di scala delle imprese cinesi, anche se i responsabili politici europei forniscono loro un vantaggio sleale», ha sentenziato il gruppo delle aziende installatrici, tra cui Solarcentury, Solar Clarity, and Sungevity International, aggiungendo che il prezzo minimo all’importazione avrebbe contribuito in modo significativo a un rallentamento del mercato solare europeo negli ultimi due anni.
Secondo i produttori, alcuni pannelli solari cinesi sono stati venduti per appena 50 centesimi di euro/watt, un prezzo reso possibile solo grazie alla disponibilità delle banche cinesi di proprietà dello Stato, che hanno spinto in maniera aggressiva questa produzione in perdita per accaparrarsi quote di mercato in Europa. Entro il 6 settembre Pro Sun è obbligata a presentare formale richiesta di riesame, rinfocolando una battaglia che potrebbe avviare una guerra commerciale fra l’Ue e la Cina che potrebbe avere importanti ripercussioni sugli sforzi di decarbonizzazione dei due Paesi.