Alla università di Warwick rispolverano Tesla e Einstein per creare un nuovo dispositivo che catturi e sfrutti l’energia solare. Ma l’applicazione pratica è ancora lontana
I pannelli solari imitano le finestre a doppi vetri per eliminare le inefficienze
(Rinnovabili.it) – I pannelli solari del futuro? Potrebbero essere il frutto di un’intuizione del passato ed essere completamente differenti dalla tecnologia che oggi conosciamo. Il tutto dipenderà da quanto i ricercatori Gavin Bell e Yorck Ramachers riusciranno a dimostrare la validità della loro idea. I due scienziati, del dipartimento di fisica all’Università di Warwick, in Inghilterra, stavano cercando un approccio allo sfruttamento dell’energia solare che superasse i limiti dell’attuale fotovoltaico. Per farlo, tuttavia, hanno deciso di guardare indietro anziché avanti.
Nello specifico, la coppia si è rivolta ad alcuni studi e ricerche sulla fotoemissione di Nikola Tesla e Albert Einstein per capire se ci fosse un aspetto ancora poco approfondito che potesse portare ad un design migliore per i pannelli solari. Da questi studi è nato un nuovo dispositivo solare a “doppio vetro”, diverso da qualsiasi modulo fotovoltaico esistente. Questo approccio, ad oggi unico nel mondo della ricerca, utilizza un gas inerte, anziché il vuoto, per trasportare l’energia elettrica.
Il dispositivo è essenzialmente una sottile finestra a doppio vetri: il pannello esterno è trasparente e conduce elettricità mentre quello interno è rivestito con un materiale speciale che si comporta da fotocatodo. In mezzo c’è un gas come l’argon. Quando la luce del sole colpisce il dispositivo, gli elettroni vengono rilasciati dal fotocatodo e rimbalzano attraverso il gas verso il pannello esterno senza essere assorbiti o persi.
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Spiega Bel “È davvero soddisfacente trovare una nuova svolta attraverso idee che risalgono all’inizio del 20° secolo, e come fisico dei materiali trovo affascinante cercare materiali che funzionino in un ambiente così diverso dai fotocatodi standard”.
La ricerca, per ora, è ovviamente ben lontana da qualsiasi applicazione pratica. Il componente ottimale per lo strato fotosensibile deve ancora essere identificato e i ricercatori stanno valutando e testando una serie di candidati, compresi i film sottili di diamante. “Il nostro dispositivo – aggiunge lo scienziato – è radicalmente diverso dal fotovoltaico standard e può anche essere adattato ad altre tecnologie ecologiche come la conversione del calore in elettricità, quindi speriamo che questo lavoro possa ispirare nuovi progressi”.