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Pannelli solari a fine vita, le buone pratiche di gestione

pannelli solari a fine vita
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Una panoramica completa sulla gestione dei pannelli fotovoltaici a fine vita

(Rinnovabili.it) – Come gestire i pannelli solari a fine vita? Quali norme europee disciplinano il comparto? Come migliorare la circolarità del solare? Esistono delle alternative al riciclo? A queste ed altre domande rispondono le nuove linee guida pubblicate da SolarPower Europe, l’associazione europea di settore al fine di evidenziare le migliori pratiche per la gestione dell’EoL (end-of-life) e aumentare la sostenibilità. Il documento è frutto del lavoro di oltre 30 esperti del Lifecycle Quality Workstream dell’associazione che hanno messo assieme le rispettive conoscenze ed esperienze.

“Il fotovoltaico rappresenta la spina dorsale della transizione verde dell’Europa – ha commentato Walburga Hemetsberger, CEO di SolarPower Europe – e questo deve essere accompagnato da una crescita sostenibile. Questo nuovo rapporto supporterà il settore nella gestione diligente dei pannelli solari a fine vita e, in definitiva, rafforzerà la resilienza del settore in futuro”.

Pannelli solari a fine vita, la normativa UE

Si parte con gli obblighi e i requisiti normativi imposti a livello comunitario. L’attenzione è concentrata su principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), la Direttiva quadro sui rifiuti, la Direttiva RAEE, la Direttiva Batteria che a breve verrà sostituita dalle prescrizioni del nuovo Regolamento Batterie, il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR) fino alle norme sull’ecodesign.

Attualmente, si legge nelle linee guida, gli apparecchi fotovoltaici sono considerati rifiuti quando “non più in grado di svolgere la funzione originariamente prevista, anche dopo la riparazione“. Ma rifiuto e fine di vita utile non coincidono necessariamente. “Quando un pannello fotovoltaico raggiunge la fine della sua naturale vita tecnica (dopo almeno 25 anni di funzionamento), si stima che possieda ancora circa l’80% della sua capacità iniziale di generazione di energia che potrebbe essere sfruttata dando al modulo un’estensione o seconda vita“.

Modelli circolari

Una delle opzioni che possono precedere il riciclo è il riuso dei pannelli fotovoltaici. A patto ovviamente che questi si trovino in condizioni tecniche tali da essere riutilizzabili. Ad esempio assicurando una soglia minima di produzione elettrica; o possedendo una carta d’identità che ne assicuri la preparazione al riutilizzo. “Modelli di riutilizzo circolare B2B (business-to-business) e B2C (business-to-client) nel settore fotovoltaico sono già presenti in alcuni paesi europei, dove i commercianti di seconda mano svolgono un ruolo chiave come facilitatori attraverso piattaforme di mercato online”, si legge nel documento.

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La sfida del riciclo dei moduli fotovoltaici

Ovviamente il punto d’arrivo ultimo deve essere il riciclo, che, tuttavia, al momento rappresenta ancora una sfida aperta. Secondo SolarPower Europe, i rifiuti fotovoltaici rappresenteranno una parte sostanziale (4%-14%) della capacità di generazione elettrica totale entro il 2030 e potrebbero raggiungere dai 60 agli 80 milioni di tonnellate entro la metà del secolo. Al momento esistono 3 processi di riciclo per i pannelli solari a fine vita – meccanico, chimico e termico – e in linea generale rilasciano quasi sempre materie prime seconde con livelli di purezza e integrità inferiori ai materiali originali. Soprattutto nel caso del vetro solare.

 “Il sostegno allo sviluppo tecnologico può migliorare le prestazioni e aumentare il valore del riciclaggio”, scrive l’Associazione. “Non solo è cruciale il recupero dei materiali dai moduli fotovoltaici scartati, ma anche la qualità di questi materiali è importante, poiché spesso non riesce a massimizzarne il valore potenziale“.

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