Nella futuristica serra di Port Augusta, 180mila piante di pomodori sono coltivate senza bisogno di terra o acqua di falda. Basta l’energia catturata da 23mila specchi e il mare
(Rinnovabili.it) – Nessun pesticida, combustibile fossile o prelievo da fonti idriche potabili. Solamente acqua di mare, bucce di cocco e il sole cocente del deserto australiano. Per produrre 17mila tonnellate di pomodori bio, a Sundrop Farm non serve altro. La futuristica fattoria idroponica solare, spuntata nella regione arida di Port Augusta, si accontenta davvero di poco, pur mantenendo alte le promesse. Un team internazionale di scienziati ha trascorso gli ultimi sei anni a mettere a punto il progetto, nato sulla scia di impianti simili pensati in Oman, Qatar e negli Emirati Arabi. Sei anni di lavoro che sono culminati, proprio in questi giorni, con l’inaugurazione della versione commerciale della struttura, primo sistema agricolo del suo genere mai realizzato in tutto il mondo.
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Vetrina di buone pratiche ed innovazione tecnologica verde, la fattoria è costituita da una serra, un impianto di dissalazione ed un campo di solare a concentrazione. All’interno della serra, rigorosamente idroponica, stanno crescendo 180.000 piante di pomodoro. L’acqua necessaria per coltivarle arriva direttamente dal mare, e al posto della terra sono impiegate le bucce fibrose del cocco. La centrale solare, con i suoi 23.000 eliostati che concentrano la luce ad una torre alta 115 metri, sviluppa una potenza di picco di 39 MW. Quanto basta per alimentare l’impianto di dissalazione a osmosi inversa, producendo 1 milione di litri di acqua dolce al giorno, e soddisfare le esigenze elettriche della serra. Un ciclo perfetto, in altre parole, che ha fatto dell’autosufficienza e della sostenibilità le sue migliori prerogative.
Nonostante la versione su scala commerciale sia stata inaugurata solo l’altro ieri, i primi pomodori prodotti dalla serra hanno già iniziato ad essere venduti nei supermercati australiani (la versione sperimentale è in funzione dal 2010). “Questi sistemi di produzione chiusi sono molto intelligente“, spiega Robert Park, ricercatore presso l’Università di Sydney, in Australia. “Credo che i sistemi che utilizzano fonti energetiche rinnovabili siano destinati a migliorare ed aumentare di numero nel futuro, contribuendo ancora di più alla nostra produzione alimentare”.
L’idea, così come i risultati sembrano non lasciare spazio alle critiche, peccato che per ora il costo di realizzazione della fattoria idroponica solare sia decisamente alto: ben 200 milioni di dollari.