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Nanotubi di carbonio in spray per trasformare la stoffa in celle solari

Cinque anni di tempo per dimostrare la possibilità di usare nanotubi di carbonio per creare pannelli solari indossabili

nanotubi

 

 

Nanotubi di carbonio per alimentare l’elettronica tessile

(Rinnovabili.it) – Prima che la perovskite divenisse il Sacro Graal della ricerca fotovoltaica, una delle alternative al silicio più promettenti l’hanno fornita i nanotubi di carbonio. Meno costosi da produrre e in grado di ampliare la porzione di spettro luminoso catturato dalle celle solari, questi elementi perdono tuttavia la battaglia quando si parla di efficienza di conversione (il record raggiunto è del 3,1 per cento).

C’è tuttavia una parte del mondo scientifico che non demorde, convinta di poter dar vita ad una nuova generazione di fotovoltaico polimerico a base di carbonio nano strutturato. Ne è un esempio il lavoro condotto da Ghada Koleilat, professoressa di ingegneria elettrica presso la Dalhousie University, in Canada.

 

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Koleilat ha lanciato un programma di ricerca che studia la possibilità di trasformare la stoffa in celle solari attraverso l’impiego di uno spray di nanotubi di carbonio. “Puoi fare molte cose divertenti con loro”, spiega l’ingegnere. Si potrebbero, ad esempio, creare pannelli solari indossabili per alimentare piccoli dispositivi che monitorino parametri fisiologici. “Il motivo per cui abbiamo scelto i nanotubi di carbonio è perché hanno grandi proprietà elettriche”, aggiunge Koleilat. “Questo significa che conducono elettricità al pari dei conduttori metallici, e hanno in più anche la capacità di assorbire ed emettere la luce”.

 

Non sono solo le caratteristiche elettriche a fare di loro la scelta ottimale. Sul piano meccanico, queste minuscole strutture sanno mostrare una notevole resistenza, pur essendo flessibili e “strecciabili”. La scienziata ha ricevuto un finanziamento di 120mila dollari per portare avanti la ricerca nei prossimi 5 anni, ma in realtà è da tempo che tratta questo materiale. Nel 2014 ha lavorato in team per sviluppare un modo che producesse nanotubi semiconduttori con un piccolissimo diametro e un ampio bandgap, ideali per le celle solari. “È un campo di ricerca vasto – ha aggiunto – in cui intendo entrare nella speranza di posizionare il mio gruppo e il Dalhousie come pionieri del settore, dal momento che pochissimi team stanno lavorando sull’elettronica tessile”.