Pubblicato l’ultima analisi di Wood Mackenzie sul mercato fotovoltaico degli anni ’20
(Rinnovabili.it) – Per il mercato fotovoltaico si prospetta un nuovo decennio di crescita ma il ritmo con cui arriverà alla fine del 2030, è ancora incerto. Molto dipenderà dalla capacità di rimuovere, nel minor tempo possibile, alcuni degli attuali freni allo sviluppo.
“Le nuove aziende fanno la fila per entrare nel mercato fotovoltaico”– spiega Tom Heggarty, analista principale di Wood Mackenzie – la pipeline di progetti da sviluppare sta crescendo di giorno in giorno e ci sono molti finanziamenti a basso costo disponibili. Tuttavia, gli investitori sono frenati da due aspetti fondamentali: la mancanza di investimenti nelle infrastrutture di rete e la poca chiarezza su politica e regolamentazione di supporto”.
Gli investimenti nell’energia solare si rafforzano ogni volta che un determinato mercato è in grado di offrire competitività commerciale in assenza di sussidi. Ma, spesso, l’aumento degli impianti non è accompagnato dalla giusta crescita delle reti elettriche e delle loro resilienza. L’India rappresenta forse il miglior esempio di tale difficoltà: ambiziosi obiettivi solari che si sono scontrati, nel tempo, con severi problemi infrastrutturali.
Secondo gli analisti questi nodi sono esacerbati nei mercati emergenti o nei territori insulari, dove anche bassi livelli di penetrazione delle energie rinnovabili possono divenire problematici. “Per ottenere i necessari livelli di investimento in campo solare, eolico e dell’accumulo, ai fini della decarbonizzazione, i responsabili politici dovranno stabilire nuove priorità per la costruzione delle reti di trasmissione e di distribuzione”, ha sottolineato Heggarty.
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L’analista sottolinea come molti dei responsabili politici non manchino di ambizione quando si tratta di transizione energetica. Tuttavia, la traduzione degli obiettivi a lungo termine in incentivi specifici e coerenti è ancora una nota dolente per il comparto. “In Italia, ad esempio, il governo sta intende realizzare 30 GW di nuovo fotovoltaico entro il 2030, ma ha progettato un’asta che mette il solare in una posizione di svantaggio significativo rispetto all’eolico terrestre”, ha aggiunto Heggarty (leggi anche Incentivi rinnovabili: l’eolico onshore trionfa all’asta italiana).
“Altri paesi si limitano invece a lanciare gare una tantum, senza fornire al settore chiarezza su se e quando ne saranno progettate altre”.
Anche le offerte presentate potrebbero rappresentare un rischio, perlomeno nei mercati emergenti. “Il numero crescente di contratti d’asta sotto i 20 dollari per MWh, assegnati a progetti solari in tutto il mondo, è in gran parte visto come una storia di successo, a dimostrazione della nuova competitività della tecnologia”, ha aggiunto l’esperto. “Ma in alcuni casi, è difficile capire come ciò si tradurrà in rendimenti accettabili per gli investitori”.
C’è poi un aspetto fortemente trascurato: il prossimo boom di rifiuti solari. Verso la fine di questo decennio, infatti, arriverà la prima ondata di impianti fotovoltaici a fine vita. Tra il 2001 e il 2005 sono stati installati quasi 4 GW di fotovoltaico, che rappresentano fino a 18 milioni di singoli moduli. E, a parte rari casi, nessuno conosce con chiarezza il loro destino. Nell’Unione europea, ad esempio, i produttori di apparecchiature originali, i cosiddetti OEM, sono responsabili anche della raccolta e del riciclo dei vecchi pannelli. Questo obbligo si applica però a partire dal 2012, lasciando fuori alcuni dei moduli più vecchi. Allo stesso tempo, oggi diversi OEM dell’epoca non sono più in attività.
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