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Le rinnovabili della discordia

Sei progetti finanziati dalla UE nella zona C della Cisgiordania sono stati inseriti nella lista di demolizione da Israele perché realizzati senza gli opportuni permessi

(Rinnovabili.it) – Rinnovabili ed equilibri a rischio in Cisgiordania, dove sei progetti finanziati dall’Unione Europea sono stati inseriti in una ‘lista di demolizione’ da Israele in quanto realizzati nell’area C senza il regolare permesso. Gli impianti in questione sfruttano la fonte solare ed eolica per rifornire elettricamente 600 palestinesi e stando a quanto riferito dai project manager l’ordine di “stop ai lavori” sarebbe il primo passo verso un processo di demolizione praticamente automatico.

Elad Orian, co-fondatore di Comet-ME, che ha curato i progetti in questione, ha asserito che se il piano dovesse andare in porto quasi 400 persone rimarrebbero completamente tagliate furori dal rifornimento elettrico, non avendo a disposizione neppure un generatore a diesel per compensare la perdita. “La gente sarà lasciata senza luce e soprattutto senza la possibilità di caricare i telefoni cellulari, unico mezzo di comunicazione in quell’area”, ha spiegato Orian al telefono dalla Cisgiordania. “Non avere frigoriferi, che sono cruciali per la sostenibilità economica delle comunità agricole”. In tutto, l’iniziativa sostenuta da Comet-ME e il gruppo tedesco Medico International ha realizzato 15 impianti solari e sistemi ibridi per l’elettrificazione di villaggi con una popolazione complessiva di circa 1.500 persone.

L’Area C è una zona sotto il totale controllo israeliano, che comprende circa il 60% della Cisgiordania e – al di là della West Bank Wall – tutti gli insediamenti israeliani considerati illegali dal diritto internazionale. In questa zona i palestinesi hanno bisogno di permessi per costruire, ma uno studio del gruppo israeliano Pace Adesso ha scoperto che tra il 2000 e il 2007, il 94% delle loro richieste sono state respinte.