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LCOE rinnovabili: i costi di eolico, fv e batterie minacciano le fossili

La riduzione dei costi per le fer non programmabili e gli impianti di accumulo sta sottraendo terreno al predominio di gas e carbone nel mix globale. I dati dell’ultimo report BNEF

LCOE rinnovabili

Gli ultimi dati, aggiornati al 2018, sull’LCOE delle rinnovabili e delle fossili

(Rinnovabili.it) – Lo scontro tra energie rinnovabili e combustibili fossili si fa sempre più aspro e uscirne male, oggi, sono i secondi. Lo confermano i dati sui costi livellati dell’elettricità (LCOE) delle principali tecnologie elettriche, contenuti nell’ultimo rapporto di Bloomberg New Energy Finance (BNEF). Il documento rivela come gas e carbone stiano vivendo una “sfida senza precedenti” in tutti e tre i ruoli che svolgono nel mix energetico: la produzione all’ingrosso, la dispacciabilità o programmabilità– ossia la capacità di rispondere alle richieste della rete per far salire o scendere la generazione elettricità durante la giornata – e la fornitura di flessibilità, ossia la capacità di accendersi e spegnersi in risposta a carenze o surplus di energia elettrica in rete durante periodi di ore.

E i principali responsabili sono eolico e fotovoltaico, soprattutto grazie all’integrazione di sistemi d’accumulo a batterie. I primi grazie al calo dei costi di capitale, al miglioramento dell’efficienza e alla diffusione delle aste competitive possono direttamente competere con la produzione all’ingrosso, iniziando a intervenire anche sul mercato del dispacciamento. L’energy storage offre invece il braccio a servizi in grado di garantire la flessibilità di rete.

“Alcune delle attuali centrali elettriche a carbone e gas, con costi di capitale bassi, continueranno ad avere un ruolo principale per molti anni, fornendo una combinazione tra produzione all’ingrosso e bilanciamento, man mano che aumenta la penetrazione di energia eolica e solare”, spiega l’analista Elena Giannakopoulou. “Ma il progetto di costruire nuova capacità fossile si sta sgretolando, ora che le batterie iniziano a invadere il settore della flessibilità e quello dei picchi di domanda riservato le centrali a combustibile”.

Nel suo studio BNEF calcola l’LCOE per ciascuna tecnologia, tenendo conto di tutte le variabili: dai costi delle attrezzature, di costruzione e di finanziamento alle spese di funzionamento e manutenzione fino alle ore medie lavoro degli impianti. Ha scoperto così che in questi primi mesi del 2018, il benchmark LCOE per l‘energia eolica onshore è arrivato a livello globale a 55 dollari per MWh, dato in calo del 18% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno.

La stessa percentuale di riduzione si trova anche nei costi dell’energia solare: per gli impianti fotovoltaici senza inseguitori solari, l’LCOE è di 70 dollari il MWh. Più alto quello dell’eolico offshore (118 MWh) che mostra tuttavia sensibili eccezioni a livello europeo.

Tutti i dati riportati sino ad ora sono infatti medie elaborate a livello mondiale. Molti mercati mostrano già da tempo il soprasso dell’LCOE rinnovabili su quello delle fossili.

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Dove investire dunque se si vuole poter contare su prezzi dell’energia elettrica verde particolarmente bassi? Il report suggerisce India, Brasile, Svezia e Australia per l’eolico a terra e Cile, India, Australia e Giordania per il fotovoltaico. Anche i sistemi di stoccaggio come le grandi batterie o l’accumulo di idroelettrico a pompaggi sono entrati in competizione con gli impianti tradizionali, e per la precisione con le centrali a gas a ciclo aperto. Sono in grado di garantire la flessibilità alla rete e rispondere velocemente alla domanda energetica. Il rapporto evidenzia in questo settore un calo del 79%dei costi delle batterie agli ioni di litio dal 2010.