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La lotta all’ossido d’azoto incontra l’energia solare

La lotta all'ossido d’azoto incontra l’energia solare

 

(Rinnovabili.it) – Il protossido d’azoto (N2O) è un inquinante atmosferico dal potente effetto serra. Rispetto all’anidride carbonica ha un potenziale di riscaldamento climatico 310 volte maggiore. Nonostante ciò gran parte della ricerca e degli sforzi economici mondiali sono destinati a prevenire e ridurre la quantità di CO2  in atmosfera. Per raggiungere l’obiettivo di mitigare gli effetti del cambiamento climatico tuttavia, l’approccio deve essere completo e, anche se la prevenzione è da sempre la migliore cura, un gruppo di ingegneri internazionali sta lavorando su un nuovo dispositivo in grado di fare all’N2O quello che oggi fanno (a livello sperimentale) le tecnologie di CCS con l’anidride carbonica.

Il ricercatore francese Renaud de Richter dell’ Institut Charles Gerhardt, insieme ad alcuni colleghi, suggerisce una strategia innovativa per diminuire la quantità di protossido di azoto a livello globale: un sistema di produzione di energia elettrica dal sole già conosciuto e capace di generare elettricità rinnovabile mentre decompone le molecole di N2O in semplice ossigeno e azoto.

 

Il team è ricorso al camino solare o torre solare, un tipo di centrale che sfrutta l’aria calda proveniente da una sorta di serra realizzata alla su base e quindi incanalata in un cilindro cavo dove sono presenti turbine eoliche, per generare elettricità. L’idea è quella di rivestire la tettoia della serra con uno strato di ossido di titanio (TiO2) le cui proprietà foto catalitiche sono in grado di rompere l’ossido di azoto.

“L’istallazione a livello globale di 50mila torri solari ciascuna della capacità di 200 MW”, spiegano gli scienziati, potrebbero fornire elettricità pulita mentre riducono o addirittura fermano il tasso di crescita atmosferica dei gas serra. Poiché il biossido di titanio è autopulente, non tossico, economico e stabile, lo studio suggerisce che la soluzione rappresenterebbe una scelta sostenibile e a bassa manutenzione per ridurre l’inquinamento mentre si produce energia. Il lavoro è stato pubblicato su Environmental Science and Pollution Research.

 

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