Secondo il Centro Studi, il sistema delle aste rappresenterebbe un freno per le nuove iniziative rinnovabili
Tra le diverse problematiche analizzate, particolare attenzione è stata data ad esempio ai meccanismi di partecipazione delle aste: possono prendere infatti parte, da un lato i progetti FER provvisti di autorizzazione all’effettiva costruzione degli impianti ma, d’altra parte, l’asta viene permessa (in alcuni casi) anche a quei progetti privi di questa autorizzazione, con la conseguenza di far scaturire degli esiti inefficaci e di sostanziale inapplicabilità al contesto della produzione da FER in Italia. Infatti, nel caso in cui si consenta la partecipazione ai soli impianti autorizzati, di solito accade che i progetti non vincitori, senza alcun incentivo, non riescano ad entrare in esercizio e pertanto a recuperare i costi di permitting già sostenuti. Secondo l’Aper quindi, sono “numerosi profili di rischio, tra i quali l’esistenza di costi di sviluppo non recuperabili, la modifica delle condizioni al contorno e l’applicazione di penali, anche alla luce dei lunghi tempi che intercorrono tra l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto, l’acquisizione del diritto all’incentivo e l’effettiva messa in esercizio”, e quindi – conclude – “il Governo dovrà tener conto delle basilari necessità del settore, finanziabilità e tutela della libera impresa, piuttosto che subire il fascino di un modello teorico che, all’atto pratico, già in altri Paesi ha dimostrato di non funzionare”.