Rinnovabili

L’industria fotovoltaica globale può produrre 4.000 GW in più entro il 2030

Industria fotovoltaica globale: produzione può raddoppiare
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Appena 1/7 di questa capacità “di riserva” coprirebbe la domanda di elettricità di 88 paesi del Sud globale

Abbiamo tutti gli strumenti non solo per rispettare, ma addirittura per superare del 21% l’obiettivo di triplicare le rinnovabili entro il 2030 a livello mondiale. L’industria fotovoltaica globale, infatti, ha una capacità di produzione “di riserva” di quasi 4.000 GW. Localizzata all’80-85% in Cina. Che, con le policy attuali di Pechino (e di altri paesi), resterà non dispiegata.

Liberare il potenziale dell’industria fotovoltaica globale

Questi i numeri. L’industria manifatturiera dei pannelli solari ha un potenziale, tra il 2024 e il 2030, di circa 7.310 GW. La capacità che dovrebbe effettivamente venire installata in questi 7 anni, tuttavia, si ferma a 3.473 GW. Ne discende una capacità di riserva, inutilizzata, di 3.837 GW, “più della metà del totale che potrebbe essere prodotto, installato e utilizzato”, sottolinea un rapporto del think tank Ember.

A livello di capacità installata cumulativa, in base agli obiettivi nazionali di oggi dovremmo arrivare a 7.241 GW entro il 2030 che possono salire a 9.513 GW in caso di piena implementazione delle politiche. Triplicare le rinnovabili entro il 2030, l’obiettivo sancito alla Cop28 di Dubai l’anno scorso, richiede però di raggiungere quota 11.000 GW. “L’implementazione di tutto il solare “di riserva” raggiungerebbe l’obiettivo un anno prima del previsto e fornirebbe 13.345 GW nel 2030, superando l’obiettivo del 21%”, nota Ember.

Liberare del tutto questo potenziale sarebbe una soluzione mutualmente vantaggiosa, argomenta il rapporto. Sia per la transizione energetica nei paesi meno sviluppati, sia per l’industria fotovoltaica globale. Basterebbe appena 1/7 della capacità solare di riserva per soddisfare la crescita della domanda di elettricità e garantire accesso universale all’energia in 88 paesi del Sud globale. E, nel frattempo, ridurre la loro dipendenza dalle importazioni, attirare investimenti, creare posti di lavoro. In parallelo, l’aumento della produzione porterebbe benefici anche ai paesi produttori di moduli e alle loro economie.

Il “collo di bottiglia” si trova soprattutto in Cina. Pechino, 15 anni fa, ha dato priorità alla produzione per il mercato domestico, ma ora le opportunità maggiori per ampliare le installazioni “si trovano all’estero”. “La Cina ha costruito la sua industria manifatturiera solare leader a livello mondiale investendo nel mercato interno. Ora, il vero problema affrontato dal settore non è l’eccesso di offerta ma la sottoinstallazione”, commenta Muyi Yang di Ember, per cui “la soluzione per sostenere l’industria risiede nei mercati esteri, soprattutto nei paesi in via di sviluppo”.

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