Atteso un rapido e significativo calo dei prezzi dei pannelli fotovoltaici “made in China” a cui i produttori occidentali non sono pronti a rispondere
L’effetto domino innescato dalla riduzione degli incentivi solari cinesi
(Rinnovabili.it) – Il mercato fotovoltaico statunitense si trova tra due fuochi. Le politiche di settore messe in campo in questi mesi, da Washington e Pechino stanno tendendo il settore come nel gioco del tiro alla fune. Da una parte ci sono i nuovi dazi sull’import solare approvati dalla Casa Bianca, strumento che dovrebbe favorire la produzione stelle e strisce. Dall’altra ci sono i tagli agli incentivi solari domestici annunciati a sorpresa questa primavera dalla Cina, i cui effetti difficilmente possono essere contenuti entro i confini del gigante asiatico. La riduzione dei sussidi statali, voluta dalla Repubblica Popolare, sta, infatti, costringendo l’industria cinese a trovare nuovi acquirenti al di fuori del proprio mercato fotovoltaico – oggi il primo su scala mondiale – per gestire l’improvviso surplus di offerta. Ma soprattutto sta scatenando una nuova ondata di prezzi al ribasso per celle e pannelli solari a livello internazionale.
Uno degli effetti più probabili di questa riduzione è l’indebolimento delle tariffe d’importazione volute dal presidente americano Donald Trump. Secondo gli analisti della Wood Mackenzie Power & Renewables, l’aumento dell’offerta globale ha già ridotto i costi di acquisto dei pannelli solari negli Stati Uniti da 45 cent/Watt a circa 40 cent/Watt. Entro la fine del 2019, il prezzo potrebbe scendere sotto i 30 centesimi di dollaro, rendendo di fatto inefficace la politica dei dazi.
Si tratta di una cattiva notizia per tutti i fabbricanti con sede negli Stati Uniti, tra cui anche la cinese Jinko Solar e la coreana Hanwha Q CELLS, pronte a investire milioni nella produzione americana. Se questa fetta di industria vedrà dimagrire i propri margini di profitto, il taglio degli incentivi solari cinesi rappresenterà invece un vantaggio per le società che sviluppano impianti e che fanno affidamento su pannelli fotovoltaici importati, offrendo nuove opportunità di crescita.
I nuovi trend di costo non avranno effetto solo sugli USA. A partire da oggi, infatti, l’Unione Europea metterà fine alle restrizioni commerciali imposte su wafer, celle e moduli “made in China” fin dal 2013, a causa di pratiche scorrette di dumping e sovvenzioni attuate nella Repubblica popolare. Fino a ieri, i produttori cinesi erano autorizzati a vendere i propri prodotti fv nell’UE a patto di accettare un prezzo minimo e un volume di export imposti da Bruxelles. A prezzi inferiori rispetto il limite stabilito, scatta il dazio del 64,9%. O meglio, scattava, dal momento che tale misura non sarà prorogata oltre. La nuova ondata di low cost cinese dunque, libera dalle misure protezionistiche europee, non potrà che avere un impatto diretto anche sul fotovoltaico comunitario.