(Rinnovabili.it) – Prima la Germania, poi la Francia, ora la Spagna. Il titolo di impianto fotovoltaico più grande d’Europa viene passato come il testimone ad una staffetta fino ad arrivare a Mula, nella regione della Murcia. È qui infatti che la tedesca Promosolar Juwi realizzerà il nuovo record solare del Vecchio Continente: una centrale a terra da 450 MW e del valore di 450 milioni di euro.
L’impianto fotovoltaico più grande al mondo classificato come “strategico”
A regime l’istallazione occuperà un’area di 1.088 ettari e dovrebbe poter garantire una produzione di oltre 750 mila MWh l’anno, sufficienti a soddisfare il fabbisogno elettrico di una città come Murcia.
Presentato nel 2012, il progetto non ha ancora concluso la trafila di autorizzazioni burocratiche. Nel 2013, il governo regionale ha assegnato all’impianto lo status di “Progetto Strategico”. Questa classificazione è concessa alle infrastrutture capaci di determinare benefici economici per il territorio, quantificabili in questo caso – energia pulita a parte – in 200 posti di lavoro in fase progettuale e altri 1.000 durante i lavori di costruzione.
L’ultimo passo avanti lo ha compiuto in questi giorni con l’approvazione concessa dalla Comisión Nacional de los Mercados y la Competencia (CNMC). L’ente pubblico è responsabile della tutela e promozione della concorrenza nei mercati a livello nazionale e ha l’incarico di vigilare e controllare la capacità economica e finanziaria delle aziende per evitare che mega progetti come quello di Mula ricevano gli incentivi senza mai essere realizzati.
Una volta in funzione la centrale solare scipperà il primato oggi in mano al mega fotovoltaico francese “Constantine” a Cestas (300 MW di potenza). Ma soprattutto entrerà nella top ten mondiale, aggiudicandosi un settimo posto di tutto rispetto.
E fa un certo effetto sentire che l’impianto fotovoltaico più grande d’Europa sarà realizzato in una nazione che ha sconvolto letteralmente il settore con una serie di atti normativi retroattivi e penalizzanti l’autoconsumo. Anche le ultime aste neutre, organizzate dal Governo, si trascinano dietro l’aspra critica dell’industria solare. Il problema? Un “floor price”, o prezzo minimo, per le offerte troppo alto che, in caso di parità, premia i progetti con più ore di esercizio. Un campo, quello delle ore di lavoro, in cui il fotovoltaico non può ovviamente vincere sull’eolico, vincitore indiscusso delle ultime gare.