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Enea: gli impianti fotovoltaici possono influenzare il 5G

Un nuovo studio dell'Agenzia nazionale rivela che alcuni tipi di moduli fotovoltaici possono schermare le onde elettromagnetiche emesse dalle antenne 5G, e potenzialmente anche del 6G

impianti fotovoltaici 5G
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(Rinnovabili.it) – Gli impianti fotovoltaici possono influenzare il 5G. Non tutti gli impianti ma l’effetto è confermato. Lo ha rivelato oggi l’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, pubblicando le conclusioni di uno studio presentato alla Conferenza Internazionale su Energia, Ambiente e Transizione Digitale.

Gli esperti del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili hanno valutato l’interazione dei pannelli solari con le antenne  delle reti mobili di ultima generazione. Hanno così scoperto l’esistenza di un effetto di disturbo delle onde elettromagnetiche a frequenze del 5G. Spiega i risultati ottenuti Girolamo Di Francia, responsabile del Laboratorio ENEA di Sviluppo applicazioni digitali fotovoltaiche e sensoristiche “Abbiamo rilevato che moduli fotovoltaici realizzati con due diversi tipi di celle, ma sempre convenzionali, possono schermare queste onde”. Ciò si traduce in “un effetto positivo rispetto all’inquinamento elettromagnetico provocato dalle antenne 5G”, aggiunge Di Francia, e in un “potenziale effetto negativo sulle antenne stesse, dovuto all’azione di disturbo sulla trasmissione”.

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La tecnologia 5G 

Le conclusioni del lavoro portano alla luce una questione importante, visto lo sviluppo tecnologico delle reti di telefonia mobile e cellulare. La tecnologia 5G ha debuttato ufficialmente nel 2019, nonostante abbia richiesto diversi anni di lavoro per gettare le basi. Oggi in Italia ha raggiunto i grandi centri abitati e sta man mano espandendo la sua copertura (ma con una velocità di penetrazione ben più lenta di paesi come Cina o Stati Unirti).

Progettata per funzionare su una gamma più ampia di frequenze radio, ha aperto nuove possibilità nelle bande mmWave (onde millimetriche) di fasce di frequenza media ed alta: 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz. Permettendo di fatto agli operatori di espandere le proprie offerte di rete. Ma ogni novità porta con sé alcune incognite e, in questo caso, alcune interferenze elettromagnetiche. Come quelle inizialmente rivelate (e teoricamente risolte) ai danni dei sistemi passivi di telerilevamento dei satelliti meteorologici. Lo studio Enea porta alla luce un nuovo tipo di interferenza, stavolta ai danni del 5 G stesso.

Gli effetti degli impianti fotovoltaici sul 5G

Gli impianti fotovoltaici sono infatti in grado di interagire con le onde elettromagnetiche dalle antenne 5G influenzandone la propagazione del segnale. Questa interazione sussisterebbe anche con frequenze delle onde superiori al centinaio di GHz, spia di un problema potenzialmente rilevante anche per la sesta generazione (6G), attualmente in fase di sviluppo.

Cosa significa nella pratica? Che per portare avanti entrambe le tecnologie – impianti fotovoltaici e 5G – sarà necessaria un’attenta pianificazione e ulteriori analisi “per individuare le modalità di interazione tra fotovoltaico e trasmissione mobile“. In modo da definire come i due ambienti possano lavorare a supporto l’uno dell’altro. “Questa proprietà di schermaggio – sottolinea lo scienziato – potrebbe essere vantaggiosamente utilizzata per aiutare ad omogenizzare la propagazione delle onde elettromagnetiche 5G che, per loro natura, risentono molto del disturbo di oggetti fisici interposti lungo la direzione di propagazione”.

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Ma, continua Di Francia “è necessario uno studio sistematico e programmatico che favorisca l’adozione di standard e linee guida a tutela dei cittadini nella prospettiva di antenne sempre più potenti installate dagli operatori telefonici per migliorare la trasmissione e soddisfare le richieste dei consumatori”.