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Il Veneto e i paletti al fotovoltaico a terra

(Rinnovabili.it) Il nostro obiettivo è quello di rendere il più agevole, snello e veloce possibile l’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, offrendo agli operatori un quadro certo e chiaro di riferimento e orientamento per la loro localizzazione, ma sempre nel pieno rispetto degli strumenti di pianificazione ambientale, territoriale e paesaggistica”. Si è espresso così l’assessore regionale ai lavori pubblici e all’energia, Massimo Giorgetti, commentando il lavoro svolto dalla Giunta della Regione Veneto per dare attuazione alle linee guida del 2010 in merito all’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.

La questione sul tavolo dell’amministrazione regionale è quella che sta tenendo banco anche in altri governi locali (vedi ad esempio Toscana e Piemonte) e riguarda la selezione di aree e siti che, per vari motivi, non si prestano ad accogliere nuovi impianti solari con moduli ubicati a terra. “Cittadini e aziende erano in attesa che si facesse la necessaria chiarezza su questi delicati aspetti che condizionano l’attività in un settore di grande interesse economico e ambientale”, rileva l’assessore Giorgetti. Nella lista dei siti bollati come “non idonei” rientrano ovviamente quelle aree particolarmente vulnerabili alle trasformazioni, aree di pregio ambientale e storico-artistico, zone tipiche in tema di tradizioni agroalimentari locali (produzioni biologiche, DOP, IGP, DOC, DOCG, produzioni tradizionali), biodiversità e paesaggio rurale. In tutto il territorio regionale, conferma la Giunta veneta, gli impianti fotovoltaici a terra potranno essere realizzati subordinatamente alla compatibilità degli stessi con gli atti di pianificazione territoriale vigente, nonché con gli strumenti di tutela e di gestione previsti dalle specifiche normative di settore.

L’amministrazione regionale ha anche stabilito che gli impianti di potenza fino a 6 kW rientrino nella categoria dell’autoconsumo e vengano di conseguenza esclusi dalla norma; infine, uno specifico Registro regionale delle superfici interessate all’istallazione si prenderà l’onere di garantire la corretta pianificazione delle trasformazioni nelle “aree ad elevata utilizzazione agricola”. Il provvedimento è ora in fase di valutazione da parte della Commissione consiliare competente.

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