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Il settore fotovoltaico dice stop alle revisioni a singhiozzo

IFI-AES: “Il mondo del solare fotovoltaico è di nuovo sotto attacco dei poteri forti”. Rimodulare gli incentivi per generare ricadute stabili nel tempo per la filiera italiana

(Rinnovabili.it) – “E’ giunto il momento di fermare lo stillicidio di continue modifiche e revisioni alle norme sulle incentivazioni al fotovoltaico in Italia che già tanti inconvenienti hanno creato e rischiano di allontanare definitivamente gli investitori e generare un tasso di incertezza ormai giunto a livelli insostenibili, anche per un sano sviluppo”. Le parole sono quelle del comunicato congiunto diffuso da Comitato IFI e Azione Energia Solare (AES) che lanciano un appello a favore dell’industria da loro rappresentata.

Le associazioni sono unite nel ritenere necessario che l’attuale modello di incentivazione venga migliorato, puntando però su due aspetti fondamentali: l’introduzione di misure che favoriscano le innovazioni tecnologiche e soprattutto di elementi che sostengano la produzione “made in Italy”. Ad oggi, gli incentivi generato per il 90% un introito per le imprese estere, principalmente Extra-Europee, posizionando la giovane industria nazionale in una posizione di netto svantaggio. Ecco perché IFI e AES chiedono che vengano rimodulati definitivamente gli aiuti governativi al fine di generare ricadute stabili nel tempo per la filiera italiana, il lavoro e la crescita del paese.

“Non vogliamo certamente stravolgere le regole della competizione, che sempre vanno salvaguardate. Ma questo deve valere sempre a parità di condizioni e regole uguali per tutti, tutelando i principi di un “fair trade” come ricordato anche di recente dall’azione antidumping lanciata negli USA sul tema del prezzo dei moduli fotovoltaici di fattura Asiatica. Inoltre un’attenta riflessione per incentivi selettivi alle imprese ed alle modalità di consumo più virtuose, focalizzate sull’efficienza, sull’innovazione e sulla ricerca, crediamo aiuterebbero molto la filiera italiana, con un ritorno superiore al costo, visto anche che il mercato domestico è, di fatto, il più grande del mondo”.