Il Presidente Cremonesi lancia un appello al Ministro Passera affinché venga fatta chiarezza su eventuali illeciti commerciali tra Cina ed Europa e, nel caso ci fossero, che non ci siano sconti di pena
(Rinnovabili.it) – Un dazio compensativo e non una barriera protezionistica del mercato. Il Presidente del Comitato IFI, Alessandro Cremonesi, risponde all’appello che Alliance For Affordable Solar Energy (AFASE) ha rivolto al Ministro Passera per cercare una mediazione sulla questione dell’antidumping tra i produttori fotovoltaici cinesi ed europei, spiegando che è in corso un’indagine della Commissione Europea che stabilirà cosa è accaduto e come si dovrà rimediare. Stando a quanto spiegato da Cremonesi, infatti, “l’attività che sta svolgendo la Commissione UE è un’indagine investigativa volta a determinare se e in quale misura possano essere state attuate delle pratiche illecite di dumping o di ricezione di sovvenzioni illegali da parte delle società produttrici e importatrici di moduli fotovoltaici Cinesi”, ha detto Cremonesi, aggiungendo che eventuali dazi compensativi non sarebbero dazi all’importazione per minare il mercato libero, ma “misure necessarie per riequilibrare quel gap competitivo tra gli operatori nazionali ed europei e quelli cinesi, generato da un atteggiamento illecito e/o illegittimo”.
Un problema non da poco, se si considera che per oltre il 70% delle installazioni realizzate su territorio nazionale si è preferito scegliere il mercato asiatico, danneggiando la competitività dell’industria nazionale, che si è ritrovata, spiega Cremonesi, “costretta a produrre per due anni al di sotto della metà della propria capacità produttiva”. Inaccettabile anche la preoccupazione di AFASE sui posti di lavoro a rischio in Europa, stimati in circa 30.000, ai quali Cremonesi contrappone i 30 produttori europei ed italiani di celle e moduli, che nell’ultimo anno sono stati costretti a chiudere. Da qui l’appello al Ministro Passera: nel caso di conferme di illeciti, nessuna mediazione per tali comportamenti. «Riteniamo giusto – ha concluso Cremonesi – che chi ha operato nel mercato barando, si assuma la piena responsabilità delle sue azioni e degli effetti che queste genereranno».