(Rinnovabili.it) – Display ultra sottili e flessibili e celle solari ad alta efficienza, il mercato tecnologico li richiede e la ricerca si ingegna per migliorare prestazioni e abbattere i costi. Per raggiungere la meta un aiuto potrebbe arrivare dai crostacei come dimostrato dai biologi della Kyoto University, in Giappone. I ricercatori nipponici sono riusciti a rendere trasparente un guscio di granchio, una sorta di “trucco chimico” che offre risvolti tecnologici interessanti, promettendo di facilitare la produzione di schermi piatti e del fotovoltaico di ultima generazione. Muhammad Iftekhar Shams e il suo team hanno trattato l’esoscheletro di un granchio con una miscela di acido cloridrico, idrossido di sodio ed etanolo che ha rimosso i minerali, proteine, grassi e pigmenti. Il processo ha rilasciato un scheletro traslucido di chitina, successivamente immerso in una resina acrilica monometrica che lo ha reso completamente trasparente pur mantenendo forma e dimensioni della struttura di partenza.
Incoraggiati dal risultato ottenuto, Shams e colleghi hanno ripetuto il procedimento impiegando però micro materiale; in questo caso il team ha prima compresso il guscio translucido fino a trasformarlo in polvere finissima. Il materiale è stato distribuito su di un foglio nanostrutturato che ha subito lo stesso processo di polimerazzione portando alla realizzazione di un pannello otticamente trasparente. A rendere particolarmente interessante questo tipo di ricerca sono le caratteristiche di questo nuovo materiale che anche se riscaldato non si espande nè perde la sua stabilità. Il pannello, infatti, risulta essere dieci volte più resistente al calore dei materiali tradizionali come la fibra di vetro o le resine epossidiche. Qualità che lo rende una potenziale prima scelta per la costruzione di schermi pieghevoli o substrato per le celle solari grazie all’alta capacità di trasmissione della luce. Gli attuali compositi mostrano una diminuzione della trasmissione luminosa fino al 65 per cento quando la temperatura è portata a 100 ° C. Il composito in chitina invece è in grado di mantenersi stabile più a lungo.