Il gigante asiatico è pronto a giocare la carta della riappacificazione appellandosi all’interdipendenza commerciale che unisce la Cina all’Europa
(Rinnovabili.it) – Dopo le minacce arriva il ramoscello di ulivo. La Repubblica Popolare si dice pronta a collaborare con l’Unione Europea per risolvere nel migliore dei modi la nuova battaglia industriale apertasi nell’ambito del commercio fotovoltaico. All’indomani delle controversie tra Cina e USA e delle ritorsioni a catena innescatasi fra i due mercati, la nascita della neo-colazione EU ProSun ha messo Pechino nuovamente sul piede di guerra e spinto il Ministero del Commercio a “mettere in guardia” Bruxelles. “Se l’Unione Europea imporrà delle sanzioni punitive nei confronti di alcuni colossi cinesi del fotovoltaico, allora a esserne penalizzate potrebbero essere le aziende europee che vendono loro materie prime”, aveva commentato seccamente il ministro Shen Danyang alla fine di giugno. Ma se le maniere forti non hanno prodotto nessun risultato con gli avversari americani, ora il gigante asiatico è pronto a giocare la carta della riappacificazione appellandosi all’interdipendenza che unisce la Cina all’Europa.
Pechino, infatti, importa la maggior parte delle materie prime, attrezzature e tecnologie di produzione da UE e America. Come in una sorta di sistema simbiotico, l’Ufficio cinese del Commercio Equo per l’Import-Export sostiene che lo sviluppo dell’industria solare nazionale non solo abbia favorito l’esportazione di materie prime e attrezzature “Made in EU”, ma abbia anche alimentato il settore occupazionale a valle dell’industria produttiva, creando ad esempio nuovi posti lavori sul fronte dell’istallazione degli impianti. In altre parole, qualsiasi misura restrittiva adottata nei confronti delle celle fotovoltaiche cinesi andrebbe a ledere gli interessi dell’industria europea. “Le industrie PV delle due parti dovrebbero risolvere le divergenze attraverso la consultazione e la cooperazione e insieme mantenere l’ambiente stabile e sano per lo sviluppo del settore. Mentre l’economia mondiale riprende lentamente e lo sviluppo economico globale ha elementi instabili e incerti, un ambiente commerciale fermo e libero è la garanzia per lo sviluppo comune delle industrie fotovoltaiche di Cina e UE”. E dopo aver smentito la fondatezza della petizione antidumping presentata da EU ProSun alla Commissione europea, l’Ufficio in una nota stampa pubblicata sul proprio sito ha spiegato come il costo di produzione di celle e moduli non si sia ridotto per pratiche concorrenziali sleali bensì grazie agli investimenti del governo nella propria industria nazionale del fotovoltaico e alla riduzione dei prezzi di materie prime e tecnologie industriali.