Dopo i casi spot evidenziati in India e Italia, e le previsioni per il mercato statunitense domestico, la grid parity fotovoltaica sembrerebbe essere pronta a spiccare il volo
(Rinnovabili.it) – La Deutsche Bank ne è convinta: il mercato del fotovoltaico raggiungerà la grid parity nell’80% del mondo entro due anni, in barba al crollo del prezzo petrolifero. Le previsioni dell’istituto finanziario tedesco arrivano puntuali nel nuovo rapporto Solar Outlook 2015, in cui si esaminano le tendenze a breve termine del fotovoltaico mondiale. Nel documento, l’analista Vishal Shah sostiene che la produzione dell’energia solare sarà competitiva con quella ottenuta da fonti fossili, entro la fine del 2017, nella maggior parte del Pianeta. Un risultato raggiungibile soprattutto grazie a due fattori: da un lato l’aumento dei costi di acquisto dell’energia dalla rete (previsti in crescita di circa il 3%), dall’altro la progressiva economicità dei moduli fotovoltaici che dovrebbero ridurre il proprio prezzo del 40% nei prossimi 4-5 anni.
Dopo i casi spot evidenziati in India e Italia, e le previsioni per il mercato statunitense domestico, la grid parity fotovoltaica sembrerebbe essere pronta a spiccare il volo. Un destino quasi segnato per la Deutsche Bank secondo cui anche se i prezzi dell’elettricità dovessero rimanere stabili, due terzi del Pianeta troveranno comunque la fonte solare più conveniente di quella convenzionale. “Crediamo che la tendenza sia ormai chiara: la grid parity senza sovvenzioni si è già verificata, questa condizione si sta diffondendo così come il tasso di penetrazione del fotovoltaico”, ha commentato Shah. La Deutsche Bank sostiene che oggi i costi dell’elettricità solare per impianti su tetto non sovvenzionati si aggirano tra gli 0.13 e gli 0.23 dollari per kWh, ovvero ben al di sotto del prezzo di vendita al dettaglio dell’elettricità in molti mercati a livello globale. Il crollo del prezzo del greggio non preoccupa neppure lontanamente gli analisti tedeschi, secondo cui il petrolio conta solo per il 5% della produzione mondiale di elettricità e registra a malapena degli effetti nei più importanti mercati del solare, come Stati Uniti e Cina.