Attraverso un approccio innovativo e tecnologicamente avanzato, maturato in quasi 20 anni di esperienza, Greenergy offre oggi una vasta gamma di servizi, tra cui la progettazione di impianti fotovoltaici, lo sviluppo e il permitting, la costruzione, la manutenzione e ulteriori servizi specialistici, tra cui indagini georadar, GPS e due diligence
La ricetta di Greenergy per far crescere il fotovoltaico in Italia
Quasi 20 anni di storia alle spalle, un know-how sviluppato parallelamente alla crescita del mercato rinnovabile, una presenza forte sul territorio nazionale grazie anche a quattro sedi strategicamente posizionate da Nord a Sud. Ma soprattutto una missione ambiziosa: accompagnare lo sviluppo sostenibile fornendo soluzioni efficienti, affidabili e all’avanguardia. Parliamo di Greenergy, azienda ingegneristica italiana e uno dei nomi su cui puntare per far crescere il fotovoltaico di qualità in Italia.
Oggi la società è in grado di gestire tutti gli aspetti inerenti la burocrazia, la progettualità e l’operatività di un impianto fotovoltaico, parlando allo stesso tempo sia alle grandi realtà energetiche e ai fondi di investimento, sia agli operatori del mondo delle rinnovabili, sia alle aziende che hanno intrapreso un percorso di transizione energetica.
Per conoscere meglio Greenergy, le sue attività e l’evoluzione del mercato fotovoltaico nazionale, Rinnovabili ha incontrato il CEO Valentino Vivo e il Direttore commerciale Tommaso Lentini.
Quando nasce Greenergy e con quale visione?
Vivo: L’azienda nasce nel 2006 grazie all’intuizione del socio fondatore che decise allora di iniziare un percorso in quello che era ancora un settore agli albori. Siamo stati un po’ pionieri, in Italia nel comparto delle rinnovabili e in particolare in quello fotovoltaico. Fin da subito l’obiettivo è stato offrire il nostro impegno e la nostra professionalità ad un settore in grado di contribuire al miglioramento del pianeta. Uno dei nostri motti è “Impatto zero in ogni attività umana” ed è esattamente questo ciò che ha guidato sia la costituzione della società sia l’attuale vision di Greenergy. Cerchiamo di promuovere una cultura del cambiamento volta alla sostenibilità ambientale e alla riduzione degli sprechi e questo modus operandi dirige tutte le nostre attività di business.
Di cosa si occupa oggi l’azienda e come si distingue nel mercato italiano?
Lentini: L’arma distintiva di Greenergy è la capacità di coprire l’intera catena di valore di un impianto fotovoltaico. Mi spiego meglio. Con il nostro team di ingegneri riusciamo a gestire la fase di permitting – vale a dire tutta la parte autorizzativa – le fasi di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva sia per impianti a terra che sui tetti.
Arriviamo poi alla fase installativa: all’interno del nostro organigramma c’è chi riveste il ruolo di project manager e si occupa di supervisionare la commessa, chi quello di construction manager e ci sono poi squadre costituite da elettricisti e montatori che si occupano della realizzazione dell’impianto. Ultimo tassello che copriamo: tutto il segmento dell’O&M (Operations & Maintenance). Offriamo quindi ai nostri clienti tutta la parte di monitoraggio e di manutenzione, ordinaria e straordinaria, per far sì che che l’impianto fotovoltaico performi nel tempo. Questo perché la cosa importante in questo settore e su cui Greenergy sta portando l’attenzione è la capacità di garantire affidabilità e qualità ai clienti.
Nel completare l’offerta i nostri servizi specialistici GPR e GPS. Quindi possiamo vendere il pacchetto completo o le singole attività legate alla catena del valore.
Se volessimo tradurre il vostro impegno in ambito fotovoltaico in numeri, ad oggi di quanti impianti potremmo parlare?
Vivo: Siamo partiti ovviamente da zero ma il nostro è stato un percorso in continua crescita. Oggi lato costruzione contiamo circa 100 MW di potenza installata. Dal punto di vista autorizzativo abbiamo altri 1,5 GW in sviluppo e +700Mw di storage in sviluppo di progetti curati (fotovoltaico utility scale e BESS).
Questi ultimi anni sono stati cruciali per il fotovoltaico in Italia e oggi, dopo un primo boom delle installazioni residenziali, assistiamo finalmente ad una consistente crescita anche dei segmenti C&I e utility-scale. Quali ritenete siano le principali leve dietro questo sviluppo?
Vivo: Si tratta di un mercato un po’ particolare. Fino al 2019 il residenziale faceva circa il 55% del mercato. Oggi invece la potenza si sta spostando molto sugli impianti di grande taglia proprio perché abbiamo un ambizioso obiettivo paese da raggiungere al 2030 in termini di produzione energetica da energie rinnovabili. Questo è sicuramente uno dei driver principali che sta spingendo la nuova capacità installata.
Un altro driver importante, che riguarda invece il segmento C&I e la parte corporate, sono sicuramente tutti i fattori geopolitici che incidono sul prezzo dell’energia elettrica e che quindi portano le aziende a cercare strategie per ridurre la componente fissa dei costi.
Uno dei fattori fondamentali soprattutto nella clientela corporate di grandi dimensioni, sono inoltre i temi ESG, unitamente ai nuovi obblighi in materia normativa, che stanno incidendo fortemente nelle politiche aziendali dei grandi gruppi industriali. Una spinta, che credo persisterà anche in futuro.
Provvedimenti come il Piano Transizione 5.0 e i diversi incentivi per il fotovoltaico aziendale stanno aiutando?
Vivo: Sicuramente nel segmento small business (fino a 500 kW-1 MW) i contributi, le agevolazioni e i bandi PNRR stanno dando una mano perché offrono alle aziende uno strumento per abbattere il costo dell’investimento iniziale. È normale che in alcuni casi vi siano ancora delle complessità. Oggi c’è la Transizione 5.0 e il Bando Parco Agrisolare – legato al segmento agricolo – ma l’orizzonte temporale è limitato. Per raggiungere gli obiettivi avremmo bisogno di una visione di più lungo periodo. Sicuramente tutto ciò che viene implementato per supportare imprese negli investimenti può diventare un driver importante.
E se invece dovessimo parlare dei fattori frenanti…
Vivo:Il freno oggi deriva da regole che cambiano continuamente. Basti pensare che in due settimane è stato approvato un DL Agricoltura che ha lasciato nell’incertezza tutti quegli operatori economici che stavano investendo in progetti e sviluppo di impianti fotovoltaici in aree agricole. Anche l’attuale contesto normativo e le regole a volte non chiare in cui si naviga, così come le prese di posizione di alcune Regioni, creano una forte incertezza sia per gli operatori che per gli investitori.
Ma vanno considerati anche gli uffici competenti che oggi si trovano plichi e plichi di progetti da analizzare e che non sono strutturati per rispettare i tempi. Quindi sicuramente anche la burocrazia e i lunghi tempi di gestione, dovuti forse anche alla scarsità di risorse, incidono sulla crescita. Tutto ciò determina iter autorizzativi che durano anni. Vi sono poi anche alcuni elementi pensati per supportare lo sviluppo delle rinnovabili ma che non stanno decollando in maniera significativa. Proprio come nel caso della 5.0. Sono pochissimi gli impianti installati con le regole della misura 5.0 ed è probabile che i risultati non saranno quelli sperati. Stesso discorso per le comunità energetiche rinnovabili, i cui risultati si stanno rivelando inferiori al previsto.
Tornando alle imprese: quali sono oggi le principali esigenze dei vostri clienti?
Lentini: Il fotovoltaico è un investimento importante e i nostri clienti ci chiedono affidabilità. Affidabilità soprattutto nel garantire le prestazioni dell’impianto. Sono sempre più attenti a considerarlo come qualcosa che deve durare e performare nel tempo. La richiesta è quella di contratti più strutturati che prevedano in qualche modo tutta una serie di tutele legate alle performance. Quindi si parla sempre di più anche nel mercato B2B di Performance Bond, di Warranty Bond e tutta una serie di garanzie contrattuali che tutelino l’imprenditore lato prestazioni.
A questo si associa un altro bisogno: poter contare su operatori qualificati. Purtroppo oggi in questo settore c’è anche tanta improvvisazione da parte di soggetti o piccole ditte individuali che fino a ieri si occupavano di impianti elettrici e che oggi cercano di cavalcare l’onda delle rinnovabili.
Mi spieghi meglio.
Lentini: Faccio un esempio: pensi che per installare un impianto a fonti rinnovabili ci vuole il cosiddetto patentino FER. Molte aziende con le quali mi sono confrontato, che magari si sono avvicinate a Greenergy per qualificarsi come partner o subappaltatori, non ne conoscevano neppure l’esistenza.
Lato permitting, quali credete siano oggi le maggiori sfide?
Lentini: Il permitting è un po’ il fiore all’occhiello di Greenergy. Ci tengo a fare una distinzione in questo campo tra impianti fotovoltaici sui tetti e impianti a terra.
Nel primo caso gli ultimi aggiornamenti normativi in materia hanno determinato una semplificazione importante degli iter autorizzativi, ad esempio il Decreto Energia prima e il Decreto Semplificazioni poi hanno esteso per queste tipologie di impianti l’applicazione dell’edilizia libera in quanto considerati interventi di “manutenzione ordinaria” non subordinati all’acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso.
Nonostante le semplificazioni normative introdotte, la questione invece si complica quando parliamo di impianti a terra utility scale, ossia quelli che possono realmente aiutare l’Italia a raggiungere gli obiettivi 2030. Qual è la sintesi delle criticità? La non chiarezza, la complessità dell’intreccio normativo generato e il fatto che si debba sempre andare avanti a interpretazioni. Noi abbiamo imparato ormai da anni a conoscere la materia ma sarebbe molto più veloce e facile se non dovessimo interpretare le norme, attenendoci piuttosto a linee guida chiare e trasparenti in grado di mettere tutti nelle condizioni di lavorare in velocità.
Oggi invece autorizzare un impianto fotovoltaico porta ad avere tempi di attesa che sono nell’ordine di anni e ogni intervento normativo ha creato più caos che la sua assenza. Pensiamo al decreto Aree idonee. O al Decreto agricoltura che ha portato solo a una maggiore confusione sul connubio tra agricoltura e fotovoltaico. Greenergy punta molto sull’agrivoltaico e siamo anche convinti che si debba ascoltare chi oggi ha la terra come prima fonte di reddito.
Parlando con i proprietari terrieri e gli agricoltori – noi facciamo anche origination, cioè andiamo direttamente a contestualizzare questi terreni con chi vi lavora – abbiamo capito che sono i primi a credere in questo progetto e che questa è la strada da seguire. Ovviamente facendo le cose seriamente, installando i pannelli su strutture sopraelevate e con un progetto agronomico serio. Ecco lì c’è il successo del fotovoltaico e il successo di un paese come l’Italia che ha una vocazione agricola importante.
Quali sono, a vostro avviso, le principali sfide tecniche da affrontare nella progettazione e installazione di impianti agrivoltaici?
Lentini: La tecnologia è ormai ad un buon livello. Non parlerei quindi di sfide ancora lontane da risolvere. Quello che differenzia sostanzialmente l’impianto tradizionale da uno agrivoltaico avanzato è l’altezza dal suolo. In questo caso il punto focale è il lavoro di ingegneria finalizzato a dimensionare i pali dal punto di vista strutturale, ma si tratta solo di calcoli non di tecnologia.
La tecnologia da tenere d’occhio è quella dei tracker che stanno diventando la prima modalità installativa, con una domanda in crescita. Un tempo poteva essere un problema dal punto di vista di capacità produttiva, oggi però i trackeristi sono sempre in numero maggiore. Il settore si sta attrezzando e la tecnologia è pronta, ma deve essere mantenuta e migliorata, anche continuando a investire nel comparto.
Sempre in tema tecnologia, se si vuole in maniera seria far parlare l’agricoltura con il fotovoltaico, si deve puntare anche su sistemi di monitoraggio. Anche quelli legati anche all’utilizzo dell’acqua, dal momento che il problema idrico è la vera sfida del futuro.
Lato moduli fotovoltaici i produttori stanno continuando ad investire per rendere i pannelli sempre più efficienti. La tecnologia deve ovviamente continuare a crescere affinché il rapporto tra dimensioni dei moduli e producibilità vada sempre migliorato in maniera da installare potenze sempre maggiori su superfici sempre più piccole.
Parliamo di revamping fotovoltaico. Come funziona e quali vantaggi comporta per un’azienda?
Lentini: Nonostante oggi i principali componenti – pannelli e inverter – abbiano una vita sempre maggiore (e lo si vede anche dalle garanzie del produttore), è normale che gli impianti che siano soggetti ad usura. Il revamping non è altro che un ammodernamento degli impianti esistenti, con interventi totali o parziali. Quando è necessario farlo? Quando le performance hanno raggiunto livelli non più soddisfacenti. Non c’è una formula matematica, è solo un trade off costi-benefici. Ed è lì che l’investitore o il proprietario si siede con società come la nostra e fa questo tipo di valutazione.
Ovviamente il fatto che la tecnologia dei moduli sia cresciuta notevolmente negli ultimi anni fa sì che il primo elemento di revamping di un impianto sia proprio legato ai pannelli. Questo intervento mette nella condizione di produrre più energia – perché la producibilità attesa dai nuovi pannelli è maggiore – ma allo stesso tempo consente di ridurre lo spazio installativo. Quindi se prima su un ettaro di terreno installavo 500 kW con pannelli di 15 anni fa, oggi su sullo stesso ettaro di terreno riesco a installare 1 MW. Quindi il revamping consente di aumentare la producibilità e allo stesso tempo permette di ridurre lo spazio che il vecchio impianto occupava, mettendo l’impresa nelle condizioni di produrre e installare nuovi pannelli sulla stessa sezione.
Oggi sempre più spesso siamo chiamati a effettuare revamping proprio perché dalla costruzione dei primi impianti iniziano a passare 10 e 15 anni e in quest’arco temporale alla velocità con cui nel frattempo si è evoluta la tecnologia ha senso considerare un simile intervento. Ovviamente quando si approccia un impianto si va a considerare il singolo progetto per capire se sia il caso di andare a sostituire anche tutte le altri componenti elettriche, come quadri e trasformatori.
Torniamo a parlare di mercato. Nel nuovo PNIEC, il governo ha segnato un obiettivo fotovoltaico 2030 di oltre 79 GW di capacità in esercizio e ad oggi ne abbiamo attivi circa 34 GW. Di cosa avrebbe bisogno il comparto per non mancare l’obiettivo?
Vivo:Per realizzare quei 79 GW non si può puntare solo sui tetti degli imprenditori e quindi sulle imprese. Una parte significativa di quella potenza deve arrivare dagli impianti a terra e di grandi dimensioni. In questo è importante che vi siano soprattutto, come dicevo, iter burocratici più snelli e veloci. E per far questo è necessario che vi siano risorse più strutturate in ogni ufficio comunale, provinciale, regionale o ministeriale. Anche perché oggi i progetti presentati così come le richieste STMG superano di gran lunga questi obiettivi.
Siamo molto indietro ma esistono diverse possibilità, anche tramite le risorse del PNRR, di fornire qualche incentivo in più. Basti pensare al successo dell’agrivoltaico o dell’agrisolare. Si potrebbe estendere questo approccio anche a settori diversi dell’agricoltura per dare un contributo maggiore alla crescita del fotovoltaico. Tuttavia un’accelerata importante va data al mondo utility-scale.
Rimanendo in tema di futuro prossimo, quali sono gli obiettivi strategici di Greenergy per i prossimi 5 anni?
Vivo:La nostra azienda è caratterizzata da un percorso di costante crescita dal 2018 a oggi. E soprattutto da quando il mercato delle rinnovabili si è ripreso, noi abbiamo registrato una crescita importante in termini di volume d’affari e di potenza installata. Gli obiettivi di medio lungo periodo sono quelli di consolidamento della nostra posizione, continuando sul percorso già intrapreso.
L’obiettivo è far crescere tutte e tre le nostre divisioni: ingegneria, costruzione e O&M. Oggi ci posizioniamo già abbastanza in alto nel mercato tra i soggetti indipendenti, ossia non collegati a Utility e grandi investitori, ma vogliamo diventare leader in italia, avere una presenza ancora più capillare sul territorio e diventate tra i primi 5 operatori del mercato anche nell’ambito della costruzioni di impianti corporate e a terra, continuando a mantenere la leadership nei fornitura di servizi ingegneristici ad alto valore aggiunto.
Al momento abbiamo in portfolio 1 GW di impianti in sviluppo tra fotovoltaico e BESS, e una pipeline di costruzioni 2024 importante. L’obiettivo è rendere il nostro marchio sempre più riconoscibile, essere un punto di attrazione per i talenti che vogliono fare il loro percorso nel mondo delle rinnovabili e della sostenibilità e continuare ad investire in questo settore.