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La Germania fa i conti con i tagli al fotovoltaico

I target troppo poco incisivi stabiliti dal Pacchetto clima energia 2030 e i tagli al fotovoltaico possono compromettere l’industria delle rinnovabili tedesche

La Germania fa i conti con i tagli al fotovoltaico

 

(Rinnovabili.it) – Sono a rischio le ambizioni tedesche di generare la maggior parte dell’energia elettrica da fotovoltaico, eolico e altre fonti rinnovabili entro la metà del secolo. I bastoni tra le ruote della rivoluzione verde in Germania li ha messi in parte l’Europa, stabilendo target deboli e conservativi per il 2030. L’altro problema sono i tagli dei sussidi al solare. E pensare che l’obiettivo dell’80% di energia rinnovabile entro il 2050 cui punta la nazione è uno dei pochi in linea con i suggerimenti dell’Ipcc, il panel di esperti sul cambiamento climatico che ha diramato domenica scorsa il suo rapporto di sintesi.

Eppure la buona volontà del Paese di sostituire il carbone nel mix energetico non si può negare. Dal 2008, appena dopo che l’Ue aveva delineati i nuovi target per il 2020, la Germania ha dato una scossa agli investimenti nelle rinnovabili. Tra le altre iniziative, sono stati convertiti all’energia pulita lo stadio del Werder Brema e il Luna park di Freimark. Ai tifosi è stato permesso, tramite sottoscrizione, di comprare l’1% dell’energia prodotta dallo stadio, che con una capacità di 1.2 MW produce un surplus energetico tale da soddisfare il fabbisogno di 500 abitazioni l’anno. Inoltre, il prezzo dell’elettricità è legato alle performance del club. Se la squadra vince, la tariffa energetica si abbassa.

 

Ma non c’è soltanto Brema. Il vicino Schleswig-Holstein è sempre più vicino a produrre il 100% dell’energia elettrica dall’eolico, e l’intero Paese punta a raggiungere il 40% di rinnovabili entro il 2025.

L’industria del solare, tuttavia, non se la passa benissimo. Il crollo del prezzo dei pannelli, dovuto alla concorrenza cinese che garantisce costi inferiori a causa della produzione massiva, ha dimezzato i posti di lavoro in un settore che nel 2012 ha impiegato 100 mila persone. Seguiranno tagli agli incentivi, che hanno portato molte aziende a rescindere i contratti per la realizzazione di impianti. Il prezzo che lo Stato paga ai privati per produrre energia è sceso da 0.90 dollari al chilowattora a 0.20.