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Galles primo della classe:  70% di rinnovabili entro il 2030

Il segretario dell'ambiente Lesley Griffiths annuncia i nuovi obiettivi verdi della nazione "Dobbiamo essere in grado di competere con i mercati low carbon globali, soprattutto ora che affrontiamo un futuro al di fuori dell'Unione Europea".

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Un futuro di energia pulita per il Galles

 

(Rinnovabili.it) – Quando si parla di transizione verde “made in UK” il pensiero va subito alla Scozia e al suo programma di governo per mettere al bando le auto tradizionali, e creare una legge ad hoc sui cambiamenti climatici. Ma nel Regno Unito non è solo Edimburgo a darsi da fare. Il Galles ha appena annunciato i nuovi obiettivi verdi sul mix elettrico del 2030: la nazione cercherà di coprire con sole e vento il 70% dei suoi consumi di energia elettrica. Una percentuale che oggi, seppur buona, è ancora solo al 32 per cento. “La capacità di soddisfare le nostre esigenze con l’energia pulita è la base per una prospera economia a basse emissioni di carbonio”, ha spiegato il segretario dell’ambiente Lesley Griffiths. “Questo è il motivo per cui sto annunciando oggi obiettivi che concentrino l’azione in tutto il paese, per ottenere una serie di vantaggi per il Galles […] dobbiamo essere in grado di competere con i mercati low carbon globali, soprattutto ora che affrontiamo un futuro al di fuori dell’Unione Europea”.

 

In realtà la strategia di Cardiff ha più di un obiettivo. Oltre a incrementare la quota di energia pulita, mira a spostare nelle mani della comunità la nuova capacità, stabilendo che un gigawatt della nuova potenza necessaria al 2030 sia di proprietà locale. E a partire dal 2020 tutti i nuovi progetti rinnovabili sul territorio dovranno avere almeno una componente locale. “I rapidi cambiamenti della politica del governo britannico hanno decimato gran parte del settore rinnovabile gallese e i potenzialmente preziosi sviluppi sono stati fermati […] La maggior parte degli investimenti del governo UK nelle fonti rinnovabili ora sta andando verso progetti eolici offshore al di fuori del Galles. Ma questi investimento sono pagati anche dai contribuenti gallesi”, ha commentato  Griffiths. “È necessario che la maggior parte dell’approvvigionamento di energia provenga dalle tecnologie più convenienti, se i costi si ritrovano nelle bollette energetiche. […] Ecco perché ho fatto ripetutamente appello al governo britannico perché smettesse di escludere l’eolico a terra e il fotovoltaico dal processo dei Contratti per differenza”.