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Fotovoltaico coreano, così sottile da arrotolarlo su una penna

Fotovoltaico coreano, così sottile da arrotolarlo su una penna

 

(Rinnovabili.it) – Molto più sottile di un capello umano, ma allo stesso tempo resistente e perfettamente efficiente anche se piegato su se stesso. Sono queste le caratteristiche del nuovo fotovoltaico a film sottile prodotto l’Istituto Scienza e Tecnologia di Gwangju in Corea del Sud. In questo caso il materiale di partenza è stato l’arsenurio di gallio (GaAs), un semiconduttore inorganico da tempo impiegato nel comparto del fv thin film. La differenza con altri lavori è che ora il team di ingegneri, guidati dal professore Jongho Lee, ha superato gli attuali limiti di flessibilità.

 

“Il nostro fotovoltaico ha uno spessore di circa 1 micrometro”, ha spiegato Lee, ricordando che non solo il fotovoltaico tradizionale in silicio è solitamente centinaia di volte più spesso, ma che lo stesso solare thin film non raggiunge queste misure (è dalle 2 alle 4 volte superiore).

Per raggiungere un simile risultato i ricercatori hanno prodotto minuscole e ultra sottili celle di GaAs stampandole direttamente su un substrato polimerico flessibile, senza utilizzare adesivi o altri materiali di raccordo. Le celle sono state quindi “saldate a freddo” all’elettrodo presente sul substrato, applicando una pressione a 170 gradi centigradi e sciogliendo sullo strato superiore un materiale foto reattivo. Quest’ultimo si comporta come un adesivo temporaneo ed è stato successivamente rimosso per lasciare scoperto il legame metallico.

 

Lo strato inferiore del metallo, inoltre serve anche come riflettore per catturare e reindirizzare i fotoni persi nuovamente sulle celle. I ricercatori hanno testato l’efficacia del dispositivo nel convertire la luce solare in elettricità scoprendo che le performance erano perfettamente paragonabili a thin film solari più spessi. Il team ha anche eseguito prove di flessione dimostrando di poter avvolgere le celle  intorno ad un raggio più piccolo 1,4 millimetri. I risultati, pubblicati questi giorni sulla rivista Applied Physics Letters, aprono le porte alla fabbricazione di futuri moduli perfettamente integrabili nei vestiti o a dispositivi elettronici indossabili.

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