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Fotovoltaico: quando del modulo non si butta nulla

(Rinnovabili.it) – Fino a ieri per i moduli fotovoltaici a fine ciclo di vita si parlava di percentuali di recupero dei materiali utilizzati tra l’80 e il 95%, a seconda se realizzati in silicio o con la tecnologia del film sottile. Una barriera finalmente infranta grazie al lavoro del Centro di Ricerca e Sviluppo P.Energy, azienda padovana che in collaborazione con la società svedese Midsummer AB ha dato vita ad una nuova generazione di moduli solari realizzati esclusivamente con materie prime 100% riciclabili. Vetro, alluminio, plastica e CIGS (ossia rame-indio-gallio-diselenio) sono gli elementi base del prodotto e che assicurano un recupero totale del modulo una volta arrivato a fine vita.

La differenza con le celle più tradizionali è da ricercare soprattutto nel film termoplastico impiagato al posto dell’E.V.A. acronimo inglese per l’acetato vinile etilenico, il sigillante che permette l’isolamento dielettrico delle celle e che attualmente, spiega P.Energy, “non può essere ri-utilizzata, ma può soltanto essere bruciata in un alto forno con un forte impatto ambientale”. Il film termoplastico permette non solo il recupero completo alla fine del ciclo di vita del modulo, ma anche diversi vantaggi come una maggiore forza di adesione al vetro superiore, un migliore isolamento elettrico e nei confronti dell’umidità, insieme alla reversibilità del processo a 200°C (senza esausti di processo). L’azienda ha già sviluppato la linea per il disassemblaggio e il recupero delle materie prime alla fine del ciclo di vita del pannello.

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