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Qualsiasi semiconduttore è buono al Berkeley Lab

Un gruppo di ricerca sostiene d'aver sviluppato una nuova tecnologia per la produzione di celle solari da qualsiasi materiale semiconduttore con un’alta efficienza e un costo modesto

(Rinnovabili.it) – Tagliato un nuovo traguardo nel campo del fotovoltaico. I ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab) hanno messo a punto un processo che permette di realizzare celle solari, ad alta efficienza e a basso costo, a partire da qualsiasi materiale semiconduttore, aprendo così la porta all’impiego dei più abbondanti ed economici ossidi di zolfo e di fosforo, fino ad oggi considerati “chimicamente” difficili da adattare ai fini solari.

E’ arrivato il momento di fare buon uso dei cattivi materiali”, spiega il fisico Alex Zettl, che ha condotto questa ricerca assieme al collega Feng Wang. “La nostra tecnologia ci permette di aggirare la difficoltà di adattare chimicamente i semiconduttori metallici, molti abbondanti e non tossici, ricorrendo all’applicazione di un campo elettrico”. Questa nuova metodologia è stata battezzata con il nome di “screening-engineered field-effect photovoltaics”, o SFPv, perché utilizza l’effetto del campo elettrico per penetrare gli elettrodi e alterare la concentrazione dei vettori di carica del semiconduttore fino ad ottenere una giunzione pn, l’interfaccia funzionale alla base delle celle solari.

Inoltre, sostengono gli autori, “La nostra tecnologia non richiede drogaggi chimici ad alta temperatura o altri processi costosi o dannosi”. Quali sono le prospettive per il progetto? “Questa ricerca apre a decine di nuovi semiconduttori (ossidi di metalli diversi, solfuri, e fosfuri) per le applicazioni fotovoltaiche, quindi stiamo lavorando per individuare quelli con il maggiore potenziale. Per individuarli eseguiremo simulazioni di progettazione realizzando prototipi sperimentali. Stiamo anche cercando di capire quanto possiamo aumentare l’efficienza per gli attuali materiali industriali in maniera economicamente conveniente.”