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Fotovoltaico organico stampato: l’innovazione che parla svedese

Realizzata una cella composta da due sottili strati di plastica incollati tra loro grazie allo stesso materiale fotoattivo

fotovoltaico organico stampato

 

La società Epishine porterà sul mercato il fotovoltaico organico stampato svedese

(Rinnovabili.it) – La Svezia regala una nuova chance al fotovoltaico organico stampato. Un gruppo di ricercatori della Linköping University è riuscito a mettere a punto un metodo ancora più semplice di quello attuale per produrre il solare in plastica.

Come spiega il team sulla rivista scientifica npj Flexible electronics, la nuova tecnica riduce i tempi di fabbricazione mantenendo inalterata l’efficienza di conversione della luce solare in elettricità. Questo ulteriore miglioramento potrebbe permettere alla tecnologia di recuperare terreno sul fronte della distribuzione commerciale.

 

 

Esiste ancora un gap d’efficienza considerevole rispetto classiche celle in silicio (ma che è stato notevolmente ridotto negli ultimi anni), tuttavia per i ricercatori svedesi le due tecnologie non devono per forza competere nello stesso mercato. Il fotovoltaico organico, spiega Olle Inganäs, professore di elettronica biomolecolare presso l’Università di Linköping, “può essere utilizzato in molti contesti, non ultimi quelli in cui le sue proprietà speciali sono più utili”. Parliamo della semitrasparenza, della “morbidezza”, della flessibilità, dell’economia dei materiali e delle tecniche produttive e della possibilità di ottenere celle e pannelli in colori diversi.

 

Inganäs e il suo team hanno sviluppato un fotovoltaico organico stampato composto da due sottili strati di plastica incollati tra loro grazie allo stesso materiale fotoattivo. Le due pellicole plastiche sono ottenute da due varianti del polimero conduttivo PEDOT: PSS (comunemente usato nell’elettronica organica) e svolgono una la funzione del catodo e l’altra dell’anodo della cella solare. A tenerle insieme è il PCBM, un derivato del fullerene C60, che fu sintetizzato per la prima volta negli anni ’90.

 

I due film di plastica, uno con gli anodi e l’altro con i catodi, sono coperti dal materiale attivo prima che l’unità completa venga laminata. La tecnica riduce il numero di difetti, dei due film plastici, che si incontrano durante la fase di stampa e che avrebbero richiesto precedentemente tempo per essere eliminati in maniera da evitare cortocircuiti. “Abbiamo dimostrato che questo metodo di laminazione funziona con diverse combinazioni di polimeri e che l’efficienza energetica è elevata quanto quella ottenuta con la produzione convenzionale”, afferma Inganäs.

I nuovi moduli di fotovoltaico organico stampato sono ora in fase di sviluppo e produzione dalla società spin-off Epishine.