Il rame rimpiazzerà i più costosi metalli, oro e argento, impiegati nel processo di incisione dei wafer per ottenere le celle in silicio nero
(Rinnovabili.it) – Miglioramenti “dell’ultima ora” per la tecnologia del black silicon, l’ultima promessa tecnologica nel settore del fotovoltaico in silicio. Era dicembre dello scorso anno quando NREL (National Renewable Energy Laboratory) decise di firmare un accordo di licenza di brevetto con Natcore Technology per sviluppare una linea di prodotti in silicio nero. L’intesa prevedeva di mettere in produzione le nuove celle, sebbene inizialmente in tiratura limitata, entro la fine del 2012, ma per i due partner sembra esserci sempre tempo per migliorare ancora di più il processo produttivo e ridurre ulteriormente il prezzo.
Per questa tecnologia, infatti, la vera attrattività è insita nei costi di fabbricazione contenuti,nonostante il risultato finale sia una maggiore efficienza nell’assorbimento della luce. Il merito va al particolare metodo di incisione, il Black Silicon Nanocatalytic Wet-chimico Etch, che produce sulla superficie del wafer miliardi e miliardi di piccolissimi fori che lo rendono visivamente “nero” ed in grado di assorbire una percentuale maggiore di raggi incidenti.Per dare un’ulteriore taglio alle spesse connesse alla fabbricazione il NREL ha ampliato il proprio contratto di licenza con la start-up per utilizzare nanoparticelle di rame nel processo di incisione, invece di oro o argento. “Dal momento che il rame è più economico rispetto ai metalli preziosi, questo nuovo brevetto potrebbe consentire di ridurre ulteriormente il costo delle celle solari”, ha commentato presidente e amministratore delegato di Natcore Chuck Provini. “Questo potrebbe essere un altro passo verso il nostro obiettivo di dimezzare i costi e aumentare la produzione di celle solari.”